Monday, March 30, 2009

Lascia che sia

Avevo l’impressione che questa trasformazione del mercato del lavoro avesse fatto la sua parte nel formare, nel moltiplicare o solo nel concentrare l’attenzione su una particolare psicologia, su un preciso tipo umano: esattamente consapevole della propria impotenza, di una dolcezza esagerata, pietoso, dolorosamente strafottente, ostinatamente impegnata a far passare per casuale ogni attività intrapresa, ogni passione. Ai miei occhi, commovente.
Carola Susani, nell'introduzione a Sono come tu mi vuoi, individua una nuova etica della precarietà per giovani, ma non troppo, che fanno i conti con solo un futuro a corto raggio, un futuro prossimo. Ma senza piagnistei e isterismi. Ci abbiamo scritto qualcosa qui.

Thursday, March 26, 2009

Come nei film americani


Il poliziotto buono e quello cattivo. Che poi si sa chi è quello che ti frega alla fine.

Sarò ingenuo

Leggo la lettera dell'on. Carlucci all'Espresso e mi chiedo: che interesse può avere a sviluppare una legislazione che incentivi e sviluppi la rete e le sue pratiche di condivisione, quindi di utilizzo, chi ha enormi interessi economici e non solo in un medium, la tv, in diretta concorrenza con internet? Non è il caso più eclatante di conflitto di interessi?

Semantica della vita

Ecco, signor ministro, mi piacerebbe tanto sapere che cosa intende lei con la parola vita. E non sa come mi piacerebbe, un giorno di questi, senza fretta, aprire i quotidiani e leggere una sua dichiarazione: ”Con questo provvedimento non sarà più possibile un caso Vincenzo C.” Perché lei, di suo pugno, avrà redatto e difeso a spada tratta una legge che protegga i cittadini che non hanno di che sfamare la famiglia.
Marco Cattaneo argomenta meglio quanto pensavamo stamattina a proposito della dichiarazioni di Sacconi.

Dilemmi

«Mai più un altro caso Englaro» si dice (per esempio il ministro Sacconi) dopo l'approvazione della legge sul testamento biologico. La cosa andrebbe sciolta per continuare a capire bene con che legge si ha a che fare d'ora in avanti. Dite chiaramente cosa intendete con l'espressione «caso Englaro». Si tratta del fatto che una persona rimane per 17 anni appesa a una cannula senza speranza oppure che dopo 17 anni il padre e i giudici reputano legittimo che una persona possa finirla lì con la sofferenza? Se non si risponde, si ciurla nel manico dell'opinione pubblica.
Come in molte altre occasioni, l'ambiguità consapevole con cui si usano alcuni termini produce mostri.

Wednesday, March 25, 2009

Grande festa

Ieri primo accesso a questo blog da un iPhone e dal Kazikistan (o come diavolo si scrive).

Tuesday, March 24, 2009

"I grew up believing Labour was the party of the working man, and I still believe that"

Superba chiacchierata tra Alex Ferguson, manager del Manchester United e Alastair Campbell, ghost writer di Blair. Leggete qui e immaginate un allenatore italiano che dice queste cose:

All my life I’ve seen Labour as the party working to get better health care for ordinary people, and the Tories really only caring about the people at the top. The NHS is definitely better after 12 years of Labour.
E ancora:
AC: If Gordon was a footballer, where would he play?

AF: Central midfield.

AC: Tony?

AF: Striker.
Tutto qui, sul New Statesman.

Autarchia informativa

Scrive Luca Sofri:

Qualcuno, tempo fa, aveva acutamente notato come il proliferare di servizi e funzioni che aiutano a trovare cose noi affini abbia una forte controindicazione. Parlo dei “se ti piace questo allora prova questo”, dei modi che hanno iTunes, Amazon, o molti altri, di “personalizzare” l’offerta sulla base di ciò che siete e fate e scegliete, dei “suggerimenti”, eccetera.
La controindicazione è che finiamo per selezionare e frequentare un mondo in cui il tasso di sorprese, scoperte, incontri col diverso, sia molto ridotto. Molto dei nostri gusti e dei nostri interessi è invece fatto di cose che abbiamo incontrato per accidente, e che anzi prima avremmo mai immaginato ci incuriosisse. Ognuno avrà i suoi esempi.
Qualche giorno fa sul New York Times Nicholas Kristof ha fatto una riflessione simile rispetto alla personalizzazione delle informazioni e delle news: il “Daily me”. Finiamo per leggere solo cose con cui siamo d’accordo.
Aggiungerei: non solo. Tendenzialmente finisce anche l'idea che esista un'opinione pubblica, che verrebbe sbriciolata in tante opinioni private, magari anche molto competenti (i cosiddetti "tecnici" hanno opinioni private altamente specializzate), ma completamente staccate dalla vita pubblica e ininfluenti nella vita democratica. Che era un po' quello che si scriveva qualche giorno fa.

Monday, March 23, 2009

Forse non tutti sanno che

Torino è la città italiana dove ci sono in percentuale più romeni: 1 su 10 cittadini. Oggi ne scrivo sul Corriere della sera - Economia. Poi, se trovo da qualche parte l'articolo, lo linko.

Update: eccolo qua.

Saturday, March 21, 2009

Se fossi iscritto voterei per lei in ottobre

Friday, March 20, 2009

Da dove cominciamo?

L'esistenza della vita altrui è un grande arcano e oggi, dimenticando tutto questo, si discute con convinzione per stabilire quando la vita incominci e quando finisca! Di più: si ritiene che non ci sia niente, o più niente, da dire intorno al significato dell'«incominciare» e del «finire», e a questo punto l'inadeguatezza tocca il fondo. Dalla quale non sanno liberarsi né scienza, o cristianesimo e altre forme religiose, né arte e filosofia.

Emanuele Severino deve aver letto e meditato quanto scritto qui. Oggi sul Corriere della sera scrive un bel pezzo sulla "congettura uomo”, assunto indiscusso di scienza e religioni.

Wednesday, March 18, 2009

Web, tze'

Leibniz associa l'ultima querelle che ha appassionato i vip della blogosfera italiana con il libro di Andrew Keen in uscita tra un po' anche in Italia.
E mi sono ricordato che lui aveva intervistato Keen per Reset.

Verso la scomparsa dell'opinione pubblica?

E se di colpo i giornali sparissero dalla faccia della Terra? Se rimanesse solo la rete così come la conosciamo ora o come ora possiamo immaginarcela per il futuro prossimo? Forse un interrogativo banale ma che andrebbe tenuto in conto soprattutto quando ci si entusiasma per la prossima (e sembra proprio definitiva) crisi della carta stampata.
In fondo, i giornali per come li abbiamo conosciuti noi, sono stati lo strumento su cui si è incardinata negli scorsi due secoli e mezzo la discussione pubblica, il confronto tra le idee, l'articolazione di una opinione pubblica, elemento chiave delle democrazie. Il giornale quotidiano ha permesso di avere un'idea, e di farla valere, proprio in quanto generalista. Posso dire la mia sulle centrali nucleari, sulla fecondazione assistita, sul sondino gastrico, sull'intervento in Iraq, proprio perché esistono e sono esistiti giornali che hanno più o meno raccontanto come stessero le cose, hanno rappresentato varie posizioni in campo.
“Uso pubblico della ragione” lo chiamava Immanuel Kant, contrapponendolo all'uso privato, ovvero quello dei tecnici, degli addetti ai lavori, che è all'opera nel campo specifico che si domina (l'ingegneria per l'ingegnere, la strategia militare per lo stratega, la fisiologia umana per il fisiologo, ecc.). I giornali, soprattutto quelli generalisti, hanno permesso l'uso pubblico della ragione, ossia hanno dato modo ai non addetti ai lavori - quali noi tutti siamo nella maggior parte dei casi - di partecipare, di esprimersi, su temi dei quali ne andava della nostra vita nella comunità.
Ora, se di punto in bianco tutto ciò sparisse? Quali strumenti rimarrebbero per costruire una consapevolezza pubblica, condivisa, dialogica, aperta, delle questioni che riguardano il presente e il futuro delle nostre società?

Tuesday, March 17, 2009

Economisti, tze'

My rosy scenario is that a better economic environment will develop, a low-debt, robust growth world, in which whatever is fragile will be allowed to break early and not late.

My nightmare scenario is that the government saves Citibank once again, as well as the other banks, and business resumes as usual. Then, the next time the system breaks, it breaks much, much bigger.
Nassim Taleb, quello del Cigno nero, in un'intervista sul Washington Post dice la sua sulla crisi in corso e le soluzioni prospettate dal presidente degli Usa. E se la prende con quelli che non hanno saputo prevedere il crash.

Sunday, March 15, 2009

La questione dell'essenza

Sembra ovvio ricorrere alle scoperte della genetica per definire il passaggio da feto a persona, ed è in termini biologici che si può fissare il momento in cui un vecchio torna a essere solo corpo e non più persona. Nel fare così, tuttavia, non ci accorgiamo delle conseguenze devastanti di quello che decidiamo di «dare per scontato».
Così Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà sul Domenicale del Sole24ore anticipano il loro libro in uscita in questi giorni, Neuro-mania. Uno psicologo e un neuropsicologo mettono in luce tutto il non detto, il trascurato, il dimenticato, il tralasciato per ignoranza, del dibattito sulle questioni «eticamente sensibili». Si tratta di un tema a cui si è già accennato da queste parti. In sintesi che il cervello non pensa e che il corpo non vive e non muore.

La geografia della crisi

Sul numero di marzo di The Atlantic, Richard Florida prova a descrivere l'impatto che la crisi economica avrà sulla geografia degli Stati Uniti. Ci saranno città che si svuoterammo - Detroit è una di queste - altre che si riempiranno ancora di più - la rete New York, Boston Washington - altre ancora che dovranno inventare un nuovo core business metropolitano per cambiare in corsa la loro natura e salvare la pelle. Un caso che sta riuscendo bene in questo senso, spiega il guru della creative class, è quello di Pittsburgh che un tempo era un polo di grandi acciaierie (ricordate Flashdance?) e ora si sta trasformano in oasi per i creativi a stelle e strisce. Ci sono Stati a rischio svuotamento, come la Florida.
Oggi scopro lo studio di Standard & Poor's sull'andamento dei prezzi delle case nelle principali città Usa. Numeri che andrebbero letti nella stessa prospettiva indicata da Florida.
Ecco, non sarebbe male fare lo stesso studio per l'Italia.

Celodurismo, addio

"Viagra alle stelle al Nord". Il deputato della Lega Caparini: l'uso del medicinale è tre volte superiore che nelle regioni del Mezzogiorno
La Repubblica

Saturday, March 14, 2009

Mettersi l'anima in pace

Any experiment, though, designed to provide new models for journalism is going to be an improvement over hiding from the real, especially in a year when, for many papers, the unthinkable future is already in the past.
For the next few decades, journalism will be made up of overlapping special cases. Many of these models will rely on amateurs as researchers and writers. Many of these models will rely on sponsorship or grants or endowments instead of revenues. Many of these models will rely on excitable 14 year olds distributing the results. Many of these models will fail. No one experiment is going to replace what we are now losing with the demise of news on paper, but over time, the collection of new experiments that do work might give us the reporting we need.
Chi non vuole vedere che i giornali, almeno per come li conosciamo, moriranno a breve, vuole sentirsi dire una bugia. Scrive così Clay Shirky in un lungo e approfondito post sul futuro della carta stampata. La morale: per ora bisogna provarle tutte per trovare la strada giusta e solo chi vivrà vedrà.

Friday, March 13, 2009

Altro che Locri

Questa storia che Giovanni Strangio, sanguinario boss della 'Ndrangheta appena catturato ad Amsterdam, abitasse a Kaarst è incredibile. A Kaarst ci ho vissuto per sei mesi una quindicina di anni fa, ed è un paesotto in una delle zone più brutte del pianeta, quella pianura che va da sopra Bonn fino a Essen, desertificata dai bombardamenti americani durante la seconda guerra mondiale. Periferia di Neuss che a sua volta è periferia di Dusseldorf, nodo di quella megalopoli che è la Renania-Westfalia del nord. Gelido, grigio, inospitale, insomma non un posto per rifugiarsi e godersela.

Thursday, March 12, 2009

Un bambino cattivo

Certo che il Charlie Brown di Frank Miller fa veramente paura.

Wednesday, March 11, 2009

Italiani all'estero

Le lagnanze della blogosfera italiana (scil. Beppe Grillo) su Boing Boing.

Tuesday, March 10, 2009

Deconstructing Journalism

The issue is not saving newspapers. The issue is, among other things, seeing that good journalism survives.
Lo ripete pure Dan Gillmor il mantra con cui ormai si chiude qualsiasi articolo si scriva sulla crisi dei giornali e sui modi per uscirne. Come se si potesse salvare l'uno senza cambiare di molto l'altro. Eppure, distinguere il giornalismo, il "buon giornalismo", dal supporto che lo trasporta, sarà pure un modo ottimistico per non cadere nello scoramento ma, almeno qui, non ci toglie alcune perplessità. Ci vorrebbe un novello Jacques Derrida che si mettesse di buzzo buono a decostruire la distinzione tutta metafisica tra giornali e giornalismo, tra informazione e carta stampata, tra tg e televisione. Prima o poi arriverà un filosofo della notizia che farà i conti con quella dicotomia, figura contemporanea del forma-materia del tempo che fu.

I poli non si sciolgono, anzi

Il vizio che aveva denunciato lui, tende a ritornare. Oggi, Repubblica strilla in prima:

Clima, il grande duello tra scienziati e negazionisti
Duello? Grande? Pare che la discussione tra chi crede al riscaldamento globale e chi pensa sia una bufala sia sempre lì. Poi, vai a vedere nelle pagine interne e il titolo sui negazionisti ti tranquillizza che le cose stanno come sapevi, anche per quel che riguarda la stampa italiana (polarizzate, polarizzate, qualcosa resterà):
Pochi, isolati e senza fondi
il raduno dei “meteoscettici”

Saturday, March 07, 2009

Carta straccia/5


Bello il nuovo numero d'Internazionale. Il reportage dall'Islanda e soprattutto la copertina che raccoglie e traduce un po' delle cose che avevamo segnalato qui negli ultimi tempi sul dibattito acceso e molto interessante che in America riflette intorno al futuro dei giornali e dell'informazione.
Riflessioni, inchieste, idee, che se guardate dall'Italia, sembrano distanti anni luce, come se da noi non fosse il caso di occuparci della fine imminente dei giornali.
Poi uno si sorprende che a Repubblica hanno cambiato e ridotto la gabbia grafica senza ridurre anche le dimensioni della carta.

Friday, March 06, 2009

Non tutte le ciambelle escono col buco

Per quel che vale e senza attribuirgli rilevanza statistica, gli utenti che usano il browser di Google Chrome e arrivano su questo blog sono veramente pochini (1,48%).

Neuroetica


Io penso che abbia ragione Umberto Eco quando dice che la nostra mente si estende oltre il cervello, cioè noi pensiamo utilizzando i nostri corpi per intero.
Oggi sul Venerdì di Repubblica si parla di come le neuroscienze hanno influenzato l'etica e di quale etica possa venire fuori dallo studio del cervello. Ho fatto un po' di domande a lui, autore di questo libro.

Wednesday, March 04, 2009

Dopo Sanremo, conquistano La Sapienza

Oggi ho messo 30 a una di Amici.

Un giornale per vecchi

Da oggi, infatti, accogliendo le richieste di moltissimi lettori, “Repubblica” ingrandisce il testo dei suoi articoli, riducendoli di conseguenza di qualche riga, in modo che l´uso del giornale sia più semplice e immediato.
Da Repubblica di oggi, sugli aggiustamenti grafici e di dimensioni del giornale.

Ma di quale tv parla Baricco?

Uno dei punti sostanziali dell'articolo di Alessandro Baricco uscito la scorsa settimana e citato, commentato, critica, è riassunto oggi su Repubblica in una nuova puntata del dibattito. Scrive Baricco:

Spostare l'attenzione, le intelligenze e le risorse su scuola e televisione perché è proprio lì che in questo momento si combatte la battaglia per la difesa dei gesti, dei valori e del patrimonio della cultura.
Tutto vero, il campo di battaglia è lì e là. Però, io mi chiedo: ma non sono proprio scuola e tv pubblica che ricevono milioni e milioni di euro affinché siano anche agenzie che fanno cultura? Non è proprio per vedere Carmelo Bene o la Turandot che pago il canone televisivo? E non pago tasse e rette scolastiche anche per far sì che i miei figli sappiano qualcosa in più su teatro o lirica?

Allora, mi chiedo anche, non sarà che invece di spostare quei soldi pubblici che già ci sono da una parte all'altra, si tratta invece e in primo luogo di usarli per benino?

Tuesday, March 03, 2009

Orsi di tutto il mondo, uniamoci


Il pelo è una forma di resistenza. All'estetica. A una società uniformata, coercitiva, iper-standardizzata. E' anche un modo per lottare contro il corpo sarkosiano, liscio, atletico, che vuole cancellare ogni asperità e ogni conflitto impedendo a ogni pelo di spuntare
Un filosofo del corpo, citato da Maria Laura Rodotà oggi sul Corriere della sera, sostiene che l'antisarkozismo passa attraverso l'obiezione alla lametta. Visti i sondaggi odierni, Franceschini potrebbe pensarci a farsi crescere un paio di baffetti, hai visto mai che a ottobre si porti dietro anche i fedeli del baffino.

Sul fronte interno di questo blog, noi ci si è attrezzati da tempo.