Friday, May 29, 2009

Intercettare nuovi lettori

(M'immagino il gusto del fotografo).
Grazie.

PS poi uno dice la rivoluzione della dieta informativa, che sguarda prima i feed che non solo i giornali di carta ma pure quelli on line.

Tuesday, May 26, 2009

Reset 113


In uscita il nuovo numero di Reset. Vattimo, Odifreddi e Bencivenga hanno discusso sulla ragionevolezza delle dimostrazioni di Dio. Richard Florida ha scritto di come cambia la geografia Usa dopo la crisi. Geoff Mulgan di cosa c'è dopo il capitalismo. Margiotta Broglio e Melloni hanno chiacchierato intorno a tutti gli "incidenti" di Ratzinger. Poi c'è un reportage filosofico dall'Indonesia, un dossier su velo (islamico) e veline nelle tv italiane e arabe. E' tornato Massimo Bucchi alle copertine. E qualcos'altro.

PS qui il pezzo mio su Twitter, i giornali e la nottola di Minerva.

Twitter-Wolfram Alpha 3 a 0

My problem with Wolfram Alpha is that while it all sounded very exciting in theory, it doesn't appear to work very well in practice. Currently, there's too much Alpha and not enough Wolfram.
Andrew Keen in un saggio post mette a confronto due "macchine del sapere" della rete 2009: Wolfram Alpha e Twitter. Un motore di ricerca (per semplificare) che dovrebbe tirar fuori risposte intelligenti e non liste di link alla Google e la rete di microblogging cinguettante.
Be', il luddista non ha dubbi molto meglio lo spartano Twitter. Di WA dice un po' quello che si era detto modestamente noi: C(resci) B(ene) C(he) R(ipasso).

Saturday, May 23, 2009

Granieri e il (cattivo) paradigma neuro

Giuseppe Granieri si dice affascinato dal fatto che alcuni ambiti che un tempo era spiegati attraverso la poesia, adesso lo sono attraverso la scienza (“l'amore, gli affetti, il modo in cui il nostro corpo funziona”). Sottolinea il concetto citando l'articolo odierno di Repubblica (l'ultimo di una lunga serie) sul radicamento cerebrale della socialità umana.
Come ho scritto altre volte, io trovo quegli articoli di una scemenza e ingenuità estrema, sono propri di quella cattiva interpretazione del giornalismo scientifico (se cosi' vogliamo chiamarlo) della stampa italiana. "Trovato il gene dell'amore", "l'area cerebrale dell'intelligenza", "il neurone della felicità": tutti slogan buoni per un titillare un po' di ignoranza scientifica, ma che non raccontano nulla di sensato. Declina il paradigma genetico, trionfa quello neuro. Addirittura dio si vorrebbe spiegato col cervello.
Certo, la neuorscienza potrà descrivere la "fotografia" cerebrale di una persona felice, ma non spiega affatto il senso della felicità, non dice mica cosa significa essere felici. E non si tratta mica di un limite quantitativo, come a dire che prima o poi ci arriverà. E' proprio che non lo può dire cos'è "essere felice" o "buono". Figuriamoci che la neuroscienza neanche cosa sia la mente riesce a dire.

Il giornalismo e i cinque lupi

Todd Gitlin scrive un bell'articolone a proposito della crisi del giornalismo americano. E sintetizza le questioni che affliggono la stampa Usa ma non solo. Mette insieme vari fattori, dal crack economico e la perdita di pubblicità alle differenze cognitive imposte dalla network society.

Four wolves have arrived at the door of American journalism simultaneously while a fifth has already been lurking for some time. One is the precipitous decline in the circulation of newspapers. The second is the decline in advertising revenue, which, combined with the first, has badly damaged the profitability of newspapers. The third, contributing to the first, is the diffusion of attention. The fourth is the more elusive crisis of authority. The fifth, a perennial - so much so as to be perhaps a condition more than a crisis - is journalism’s inability or unwillingness to penetrate the veil of obfuscation behind which power conducts its risky business.
La conclusione non è male.
Leaving journalism to the myopic, inept, greedy, unlucky, and floundering managers of the nation's newspapers to rescue journalism on their own would be like leaving it to the investment wizards at the American International Group (AIG), Citibank, and Goldman Sachs, to create a workable, just global credit system on the strength of their good will, their hard-earned knowledge, and their fidelity to the public good.
L'articolo per intero è qui.

Monday, May 18, 2009

Il limbo e la nottola di Minerva

Anche di "historical limbo" scrive Andrew Keen nel suo ultimo post. Il limbo in cui il nuovo non si vede ancora e il vecchio, per quel che riguarda i giornali (ma non solo), si vede che se ne sta andando. Di questo limbo, nel quale un pensiero adeguato delle tecnologie ancora non si vede e forse non può vedersi perché ha bisogno del tramonto e qui il tramonto non arriva mai, ho scritto sul prossimo Reset in uscita tra qualche giorno. "Twitter, i giornali e la nottola di Minerva" è il titolo.

EUROPEE - FACEBOOK OSCURA MAURO PALMA (SINISTRA E LIBERTA')

Ricevo e pubblico volentieri.

EUROPEE - FACEBOOK OSCURA MAURO PALMA (SINISTRA E LIBERTA')
Come se non fosse mai esistito. Così, di punto in bianco e senza motivo, Facebook ha disabilitato e oscurato il profilo personale del presidente del Comitato europeo contro la tortura Mauro Palma, candidato indipendente alle europee di giugno per "Sinistra e Libertà". Senza nessun preavviso e comunicazione, il popolare social network ha cancellato dal 14 maggio scorso tutti i dati del professor Palma, impegnato in questi giorni in Argentina per una laurea honoris causa per la difesa dei diritti umani all'università di Buenos Aires, impedendogli così di comunicare con i suoi "amici" via web. Tutte senza risposta finora le numerose email inviate all'unico, anonimo, indirizzo di posta elettronica disponibile su Facebook. Ad oggi e dopo quattro giorni di oscuramento del profilo non è stata ancora fornita alcuna spiegazione.

Thursday, May 14, 2009

Una battaglia culturale nell'epoca della riproducibilità tecnica

Sulla faccenda di Sarkozy e la nuova legge anti download francese non ho un'idea precisa, anche perché non ce l'ho in generale un'idea precisa sulla difesa del diritto d'autore nell'epoca della riproducibilità tecnica. Non scarico e non mi ha mai appassionato la questione. Un po' annuso le ragioni degli uni e degli altri e tant'è.

Certo, mi dico, che coloro che conducono la battaglia per il copyleft, quelli di Pirate bay, quelli che ci vorrebbe una nuova regolamentazione, si dovrebbero impegnare un po' di più a far capire le ragioni della loro impresa. Intendo, non tanto e non solo a quelli come me, che un po' le annusano quelle ragioni. Ma a quelli, e sono decine di milioni in Italia, che non sanno e non capiscono le logiche della rete, che sebbene aperti al nuovo non si capacitano del perché uno debba avere dei diritti a scaricare gratuitamente non tanto e non solo Beethoven che è un monumento e tutti dovrebbero poterlo ascoltare come si guardano le piramidi, ma anche la Pausini.
E non parlo di convincere la Carlucci. Ma per dire, anche una progressista estrema come la mia nonna quasi novantenne. Trovate argomenti che la sappiano convincere e andatela a trovare.

Tuesday, May 05, 2009

Scuola Mauro

Bello il discorso di insediamento di Mario Calabresi alla Stampa. Soprattutto la parte in cui descrive la sua filosofia per il giornale. Una filosofia che ricorda da vicino quella che ha appreso a piazza Indipendenza.

Cortellate ar core de Roma


Sbaglia il sindaco di Roma Gianni Alemanno a ritenere una “puncicata” a scuola figlia di un romanzo, di un film o di un telefilm. Le ragioni della violenza diffusa, palpabile ai semafori, nelle piazze il pomeriggio, ai muretti di ritrovo, in centro e in periferia, non è il parto di uno scrittore o uno sceneggiatore. Vero, sacrosanto. Altrimenti la saga del Padrino cosa avrebbe dovuto scatenare nel mondo? Ricordo ancora quando Giuliano Amato (da ministro dell’Interno, se non sbaglio) se la prese con i cantanti neomelodici napoletani che cantavano le gesta dei camorristi. Anche quella volta il moto per molti è stato quello del sorriso. Anche il mio, confesso.

Eppure, il riflesso condizionato che una parte pensante di questo paese ha di fronte al link messo da Alemanno è in parte miope, mi spiace, ma è così. D’accordo, «tutta la storia della letteratura, dal romanzo alla fiaba, è intrisa di violenza. È un modo per esorcizzarla, per allontanarla da noi» dichiara oggi Giancarlo De Cataldo, autore del romanzo capostipite, a Repubblica. Lo sappiamo, ma c’è qualcosa in più forse dietro la vicenda della fiction.

La metterei così: l’alterità della storia non è percepita.
La letteratura, l’arte in generale, esorcizzano perché mostrano la distanza dalla realtà, la mettono in mostra. Per dire, la violenza dei film di Kitano è ben chiaro che è violenza rappresentata, è molto difficile pensare che possa essere modello per qualche comportamento giovanile.
Nella fiction tv ispirata al romanzo di De Cataldo, la distanza tra l’immagine e la realtà è molto minore. Quasi nulla, e anzi, è uno dei punti di forza anche voluti da chi la realizzata, peraltro con grande successo.

Sarà per ragioni di tempo e di luogo (gli anni Settanta a Roma non sono poi così lontani) o per ragioni del mezzo (la televisione rispetto a cinema e letteratura normalizza), ma la percezione delle gesta della Banda della Magliana con quella sfrontatezza coatta dei romani, e che i “pischelli” romani del 2009 ben conoscono, sono molto meno mediate rispetto ai massacri ordinati da Vito Corleone.

C’è la stessa produzione di un’estetica, di un senso comune, di un look, che guarda in quella direzione. Il ritorno dei Ray-Ban a goccia o i giubbini di pelle stretti stretti. Ci vogliamo mettere anche la campagna di marketing virale per il lancio della serie lo scorso anno? Con molti ammiccamenti fascisteggianti? Filmati molto reality inneggianti alla mala romana (“Libanese uno di noi”). E la retorica della curva sud (e nord)? Una serie come quella coltiva l’immaginario, lo alimenta. Non solo rappresenta e racconta quello che fu, ma tende a flirtare con una identità ben presente oggi a Roma. Certo, il Dandi e il Libanese non sono la ragione e tantomeno le cause della violenza per le strade romane. Del morto ammazzato davanti al cornettaro all’Ostiense, delle coltellate in una scuola, dei cinesi massacrati alla fermata dell’autobus. Ma sono la normalizzazione di un altro letterario operata da una fiction di successo ormai quasi mainstream. Fa male a dirlo ma è così.

Monday, May 04, 2009

Bye bye

Italians