Intervista col grande vecchio della sociologia uscita oggi su Caffe' Europa.
Qual è oggi il ruolo di “mandarini” e maître à penser? Zygmunt Bauman descriveva, giusto vent'anni fa, la trasformazione che il postmoderno avrebbe provocato tra gli intellettuali. Nel suo libro La decadenza degli intellettuali (nella versione originale Legislators and Interpreters) analizzava il passaggio dal “legislatore” e consigliere del principe in grado di suggerire un ordine sociale sulla base della propria conoscenza al semplice “interprete”, cinghia di trasmissione tra comparti della società che ormai prendono le proprie decisioni senza troppo ascoltare i savant grilli parlanti.Il resto è qui.
Molto è cambiato in questi anni, nel mondo e pure nel pensiero del grande sociologo polacco. Il crollo del Muro di Berlino, la vittoria del mercato, dell'Occidente, della globalizzazione ma anche della frammentazione nelle società avanzate hanno costretto Bauman a spingere sull'acceleratore dell'analisi sociale. Ha inventato e applicato il fortunatissimo concetto di “liquidità” a molti ambiti della vita contemporanea. La “società liquida”, la “modernità liquida”, l'“amore liquido” sono espressioni entrate stabilmente nell'attuale commercio delle idee. Eppure, molte intuizioni sul cambiamento in corso erano già presenti in quel volume che in questi giorni Bollati Boringhieri ha riportato in libreria. Per esempio la marginalizzazione dell'intellettuale e della discussione tra idee all'interno dei mezzi di comunicazione di massa.
Caffe' Europa
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