Leggo questo articolo per molti versi condivisibile e ragionevole sul futuro di una sinistra sinistra in Italia.
Eppure, noto un paio di aspetti che lo accomunano ad altri pezzi sul naufragio elettorale.
Spesso, in questi giorni, si legge che bisogna tornare nelle piazze, nei mercatini (diceva Chiamparino oggi su La Stampa), tra le "persone vere" perché è lì che la politica può trovare nuova linfa, fuori dalla tv, dai salotti, dai loft. A parte il rischio della retorica delle "persone vere" che quasi diventano a loro volta un fantoccio che non si sa dove starebbero, non si capisce perché non dire in maniera chiara e schietta: della società italiana negli ultimi anni, dei suoi cambiamenti, delle sue esigenze, noi non ci abbiamo capito nulla.
Non sarebbe più onesto?
Da questa presa d'atto dovrebbe discendere che sarebbe il momento di fermarsi un momento, di respirare con calma, di metterci un orecchio o forse entrambi per ascoltare (sì, ASCOLTARE e non spiegare) quello che ha da dire il popolo al quale si vorrebbe parlare, al quale si vorrebbero fornire delle risposte, che si ambirebbe rappresentare.
Altrimenti si rischia di aspirare a parlare di precari, come ha fatto la Sinistra Arcobaleno, senza lontanamente immaginarsi quello che i precari vogliono, l'immagine che hanno di loro stessi e della loro condizione lavorativa ed esistenziale che è, evidentemente, lontana anni luce da quella che ha in mente Bertinotti.
Linkontro, La Stampa
Wednesday, April 16, 2008
L'orecchio a sinistra
Pubblicato da Alessandro Lanni a 8:33 PM
Etichette: Bertinotti, Linkontro, sinistra
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