Il concetto di profondità, la pratica della profondità, la passione per la profondità. (…) Li alimentava [ai Barbari contemporanei] l'ostinata convinzione che il senso delle cose fosse collocato in una cella segreta.Come se non fossero passati duemilaecinquecento anni dalla Repubblica, dalla caverna, dalle idee; come se non fosse passata una storia lunghissima di dualismi, una onto-teologia millenaria; il noumeno e il velo di Maya; come se non fossimo nel XXI secolo e non fosse passato il XX nel quale già viveva la massima nicciana per cui non c'era più né alto né basso e proprio il baffuto non avesse smontato l'idea della profondità già alla fine del secolo precedente; come se il postmoderno e l'ermeneutica dovessero ancora arrivare, Baricco in un articoletto sulla rivista Wired scopre la superficie.
Scopre che il senso delle cose non è dietro le cose (chissà cosa vorrà dire, poi). Con un'ingenuità che non so giudicare, infila una serie di rimasticature (rileggere Genealogia della morale e Verità e menzogna in senso extramorale) per giungere alla verità abbacinante:
[Nel 2006, già perché Baricco ha scritto questo articolo nel 2026 per dare profondità storica alla sua intuizione] quello che stava accadendo, tra mille difficoltà e incertezze, era che, abolita la profondità, il senso si stava spostando ad abitare la superficie delle evidenze e delle cose.Tralasciando il fatto che la transizione si stia realizzando (tutta la questione ratzingeriana sul relativismo, cos'è?), tralasciando che una cosa sono le evidenze, evidenti per qualcuno e un'altra sono le cose, verrebbe da chiedere a Baricco in che senso il senso si stava spostando sulle cose. Le cose senza che il senso ci si sposti sopra, che senso hanno? Ce l'hanno un senso?
Ovviamente, Baricco non risponde a queste domande né spiega cos'è che ha determinato il cambiamento epocale e la scoperta del profondo nella superficie.
Nella seconda metà del suo articolo, mette insieme questa riscoperta della superficie con tutte le disfunzioni cognitive che i media elettrici (come li avrebbe chiamati McLuhan ma senza moralismo) producono nel sapere e nell'attitudine al sapere. Baricco ripercorre al volo tutti i discorsi (vedi il più noto di Nicholas Carr, che però non viene citato) sulla disattenzione ecc. preoccupazioni che sono in cammino almeno dalla mia infanzia davanti alla televisione.
È difficile comprendere il senso (sì, il senso) di questa operazione. Un brillante divulgatore di libri in tv e scrittore meno appassionante, scrive un articolo su un mensile di costume tecnologico per dire cose che un qualsiasi studente universitario sa meglio e in maniera più circostanziata. Un anziano ex direttore di giornale aspirante filosofo gli risponde. La rete prende addirittura sul serio il tutto.
Scegliamo sempre la velocità a discapito dell'approfondimento.Scrive Baricco. Ecco, abbiamo capito il senso.
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