A Udine il presidente, leghista, della Provincia sotiene che “Le persone disabili ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici” e che “è inutile che alle superiori seguano lezioni di filosofia, economia o diritto. Meglio far fare loro dei corsi che li introducano al mondo del lavoro”.
Un breve pensiero su quale idea della scuola si stia diffondendo in Italia.
le scuole italiane fin da quelle elementari sono divenute spesso il luogo della competizione più che dell'inclusione. Non sono solo i diversi, gli immigrati o disabili, a poter essere penalizzati, ma tutti coloro che in un modo o nell'altro non si adeguano agli standard richiesti. Si inizia a diffondere l'idea che non è più la scuola a poter dare una mano (“sa, i tagli non lo permettono”) e che il bambino e la famiglia con qualche problema devono arrangiarsi da soli.
L'ossessione del programma da rispettare, dall'acquisizione delle competenze fin da subito e il più veloce possibile, la condanna del bambino “lento”, di quello “pigro”, certificano una trasformazione in corso di cui quest'ultimo exploit è solo il fuoco d'artificio finale. L'obiettivo delle maestre è spesso far apprendere più competenze possibile fin da subito e chi non ce la fa, riponde il Fontanini di turno, “ci spiace ma vada nei corsi per i più lenti”.
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