Sunday, April 06, 2008

A proposito del cambiare le carte in tavola

La cosa è capire chi è che cambia le carte in tavola. Quali carte e a chi, poi.
Al di là delle cose ovviamente condivisibili sull'insopportabilità di impedire a qualcuno di esprimere un'opinione, sugli insulti gratuiti, sulla violenza di quelle uova, sulla sciocchezza di qualcuno che le ha esaltate ecc. Della Loggia, sul Corriere, si fa prendere la mano da un tic che sarà pure retorico ma che denuncia un modo di pensare troppo frequente per essere casuale.

Scrive EGDL, a proposito della reazione al Ferrara-pensiero, che «Si è preferito seguire il copione abituale che in Italia caratterizza la discussione pubblica — si parli di aborto o della Costituzione, di immigrazione o di storia del fascismo —: cambiare le carte in tavola, fingere di non capire, far dire all’altro ciò che quello non ha mai detto ma che secondo noi voleva dire». Il "copione abituale"? Ma più di avere a disposizione uno degli spazi più autorevoli per la "discussione pubblica", in quelle storiche due colonne in alto a sinistra del più importante giornale italiano che bisogna darti EGDL? Non si capisce perché non lo spiega lui come la pensa veramente Ferrara. Ma vabbè.

EGDL dimentica di dire che Ferrara fin da quando ha lanciato la questione dell'aborto ha oscillato molto sui tasti da pigiare a seconda delle occasioni: dal denuciare gli aborti coatti in Cina alla critica alla domanda "lo tieni?" alle donne incinta, alla denuncia alla penalizzazione della gravidanza in molti luoghi di lavoro e ai limiti della 194, dall'abortire per un reality show alla persona umana fin dal concepimento. Insomma, un minestrone nel quale si mischia di tutt'un po', dalle ragioni ai torti, dai dogmi cristiani ai diritti delle lavoratrici, dalle provocazioni a mezzo stampa al costume della società italiana. Si tratta di questioni molte diverse, che andrebbero affrontate in maniera autonoma l'una dall'altra. Ma dire questo fa molto poco televisione, meglio "Aborto? No, grazie" e via. E soprattutto meglio dire, come fa Della Loggia, che tutti ce l'hanno con Ferrara senza mettersi a perdere tempo su quello che Ferrara dice, nel merito e nel modo.

Dice Della Loggia, che nelle violente contestazioni a Ferrara «Ci sentiamo l’eco del disprezzo e della manipolazione che in Italia viene regolarmente riservato a chi non la pensa come noi». Ci crede veramente EGDL che da noi il pensiero diverso (che poi diverso da chi?) viene disprezzato e manipolato? O non è questo l'argomento principe di una certa scuola di vicedirettori secondo la quale l'Italia è piena di filo-terroristi islamici e anti-israeliani però poi dedica sullo stesso giornale nel quale si esprimomo tali opinioni decine di pagine alla conversione di uno dei vicedirettori di cui sopra?
Corriere della sera

1 comment:

Anonymous said...

Si, probabilmente lo e