«“I nostri fratelli di Hamas”: così si leggeva nel comunicato con cui Al Fatah commentava giovedì l'accordo tra le due fazioni palestinesi. Le quali, come si ricorda, non più tardi di qualche settimana fa sono andate avanti per giorni sparandosi addosso senza risparmio di colpi e di morti. La cosa sorprendente è proprio questa: nella nostra cultura sarebbe impensabile per due gruppi politici, due gruppi umani in genere, scannarsi reciprocamente e subito dopo chiamarsi fratelli. Per gli arabi musulmani evidentemente non è così; e ciò indica almeno due tratti che li distinguono fortemente da noi: da un lato il sentimento fortissimo di un'identità comune ritenuta capace di prevalere su ogni altra cosa, dall'altro una percezione della violenza come di una dimensione assai meno drammatica di quanto sentiamo noi, al limite quasi normale. In entrambi i casi sono differenze, specie politicamente, di portata decisiva».
Così Ernesto Galli della Loggia sabato scorso nella sua rubrichetta sul Corriere. Difficile non vedere sullo sfondo lo stesso postulato di sempre: la superiorità della civiltà occidentale sulle altre, in questo caso su quella arabo musulmana.
Eppure, non ci vuole un genio a capire che Della Loggia non vede (volente o nolente) un dato incontrovertibile, ovvero che la vita e la morte contano in funzione della prossimità con cui ci capita di percepirle. In Palestina, sia che sei di Hamas che di Fatah, hai conosciuto qualcuno che è morto ammazzato. Questo è un dato quotidiano con cui fare i conti. Ma lo stesso vale per l'Etiopia dove si muore di fame o il Ruanda della guerra civile. La morte (e la vita) non contano in sé e per tutti allo stesso modo. Da noi si ha così paura e si prova a esorcizzare in ogni modo il pensiero e la rappresentazione della sofferenza e della morte proprio perché le nostre società sono super protette e super sicure. Un lutto da elaborare, malgrado l'evento sia il medesimo, è cosa molto più complessa da elaborare da noi piuttosto che altrove. A Gaza e Ramallah la violenza e la morte che tanto impressionano il professore ce le hanno dentro casa ogni giorno. Non stupisce che non gli facciano più né caldo né freddo. E non deve sorpendere neanche che siano pure disposti a farsi saltare in aria. Più che l'islamismo è la consuetudine con la morte a contare in quelle terre.
Corriere della sera
No comments:
Post a Comment