Sunday, February 04, 2007

L'Italia post-snob

«CHE dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni di là con noi dai...” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo...”». L'ultimo libro di Francesco Piccolo L'Italia spensierata (Laterza 2007, pagg. 182, euro 9) supera – o almeno vorrebbe – l'impasse del Michele Apicella di Ecce Bombo. Lo stallo esistenziale del Nanni Moretti di 30 anni fa: partecipare o no alla festa? Sapersi divertire? Perché la classe più formata, in Italia, vive questo problema con il divertimento leggero? Grande questione e grande senso di colpa. L'èlite diffusa, che oggi guarda Ferrara in tv (ma lo critica), che raccoglie le garzantine e le treccani pubblicate insieme ai giornali, che frequenta tutti gli happening culturali nelle piazze italiane, continua a macerarsi. S'interrogano: è lecito o no guardare i film di Vanzina, Grandi Fratelli e Pupe e secchioni, insomma, abbandonarsi al pop o al trash (distinzione di quantità più che di qualità, pensano)?

Insomma, il divertimento è sempre un po' più in là di dove lo trovano i più. Per esempio, in cinque grandi luoghi reali e virtuali di quell'Italia che ha piacere nel partecipare alla grande festa e che lo snob giudica dall'alto in basso. Quello di Piccolo è un viaggio nell'Italia che “non pensa”, a voler leggere malignamente il titolo del libretto, o solo che sa divertirsi, a volerlo guardare con occhio benevolo.
Lo scrittore si mette in cammino con spirito da entomologo ma con il corpo dell'insetto, taccuino e penna in mano e racconta la sua esperienza nei luoghi della cultura di massa, cercando di togliersi di dosso l'abito dell'intellettuale (è scrittore e anche sceneggiatore cinematografico) per osservare senza pregiudizi e in presa diretta un mondo che quelli come lui non amano, anzi.

«A un certo punto squilla un telefonino molto grande e quasi quadrato; una signora risponde e non so se ha premuto il tasto vivavoce – ma penso poi, riflettendo, che forse il videotelefonino deve andare automaticamente in vivavoce, sennò uno come fa a parlare e guardare le immagini contemporaneamente?». Si parte dalla fila davanti agli studi di Domenica In. Piccolo è cronista di un pomeriggio tra la varia umanità che aspira a essere parte del grande spettacolo condotto da Mara Venier e Massimo Giletti.
Seconda incursione del giustiziere della cultura di massa è in uno dei “non luoghi” per eccellenza: l'autogrill in un giorno di ordinario esodo vacanziero. «Voglio che sia chiaro: vado matto per gli autogrill. Quando devo partire per un viaggio in auto, mi basta pensare che mi fermerò in un autogrill e ordinerò un panino Fattoria e una Coca-Cola acquosa per scacciare il peso del viaggio e il pericolo del traffico». Ecco, sono affermazioni di questo genere che fanno venire il dubbio che Piccolo un po' ci faccia, che un po' l'idea di redimere la leggerezza di un divertimento disimpegnato non arrivi fino in fondo a segno. Che la posizione dalla quale parla, malgrado le sue rassicurazioni, non sia così neutra.
Altro luogo del grande “divertimentificio” è Mirabilandia, l'enorme Luna Park, nel quale Piccolo vaga accompagnato dai figli. Poi, una tappa cinematografica, sotto le feste, a vedere come saranno mai gli spettatori di Natale a Miami. Conclusione, nel grande show veltroniano della Notte Bianca nella quale il divertimento si fa intelligente.

Morale? Lo snobismo di alcuni verso la cultura pop è fatto antico in Italia. C'è voluto tempo per riabilitare i film di Totò o i fumetti di Tex Willer. Ancora, si fa fatica ad accettare l’idea che il divertimento leggero abbia una sua liceità; si fa fatica ad accettare sul serio, malgrado quanto si dica a parole. È dunque condivisibile il sarcasmo implicito di Piccolo sul malcostume snob di una “nicchiona”, come si usa dire ora, che aborre la cultura pop. Eppure, il pendolo dello scrittore tra partecipazione e fastidio per la massa non sembra essere equilibrato. Lui viene da lì, da quel mondo lì. La giornata passata alla Dear a far da sfondo animato a una puntata di Domenica In non lascia dubbio su quello che lo scrittore pensa di Mara, Giletti e co. La scrittura “infantil-stralunata” che rende assai godibile il libro segna una distanza dall'oggetto in questione. Come il bambino che racconta con asettica scientificità di mostri e fantasmi, Piccolo racconta sé stesso in un mondo lontano con le parole di chi si trova in un mondo che non gli appartiene. La sensazione, chiuso il libro, è quella di aver letto di una gita allo zoo. Malgrado le buone intenzioni.
Boiler

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