Wednesday, February 28, 2007

Second Life, Dio e Darwin

"Ho dovuto guardare attraverso le mie biolenti per capire che Second Life in effetti è un organismo vivente, al primissimo stadio della sua evoluzione puramente darwiniana."
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. L'abbiamo preso qui
Boiler

Monday, February 26, 2007

Sul carro degli sconfitti

Dopo Scozia-Italia di rugby, Lo Cicero attacca Prodi "Si è accorto di noi ora...".
Ma perché, esistevano pure prima?
La Repubblica

Sunday, February 25, 2007

Neopositivisti di ritorno

Le storie si raccontano, i libri si leggono. Bene. Ma come si fa a far capire a due bambinetti di quasi 4 anni che dentro un libro non ci sono solo pagine ma anche la storia?

Friday, February 23, 2007

Latte e i suoi derivati

A parte la canzone non proprio di primo pelo (ma un classico è un classico), a parte il nome demenziale (Robertina e Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo) che poi uno dice perché non si vendono i cd ché sai che vergogna andare al negozio e chiedere: «scusi, mi dà quel disco di Robertina e Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo?», questo filmino musicale è molto bello.
Youtube

Thursday, February 22, 2007

Alla conquista dell'est

Cacchio, seguono questo blog dal nord al sud della Cina.
Sarò un neofita dei blog ma 'sta cosa ancora mi entusiasma.

Wednesday, February 21, 2007

1977, altro che chiacchiere

Con tutte le celebrazioni in corso ce ne fosse uno che si ricorda del Settantasette che conta.


The Clash

Tutti a casa

Niente, il treno è passato. Adesso finisce come in Sicilia qualche anno fa: 61 a 0, ma in tutta Italia.

Pane al pane

"Col Pd diventiamo tutti homeless"
Finalmente un po' di sano "politicamente scorretto" da parte del compagno Mussi.
La Repubblica

Monday, February 19, 2007

Hi, what's up

Dice la piantina in basso a destra in questa pagina che il primo frequentatore straniero di questo blog guida al contrario e beve birra nei pub.
Benvenuto

Thursday, February 15, 2007

Ci giochiamo l'asinello?

Le quote per le primarie del Partito Democratico


Clinton, Hilary 5/6
Obama, Barack 11/4
Edwards, John 9/2
Gore, A 8/1
Richardson, Bill 20/1
Bayh, Evan 33/1
Feingold, Russ 33/1
Dean, Howard 40/1
Dodd, CJ 50/1
Gravel, M 50/1
Kucinich, Dennis 50/1
Biden, Joseph 50/1
Vilsack, Tom 50/1
Clark, W 50/1
Kerry, J 50/1 !!!!!
Politicalbetting.com

Afrocina, il sogno di Hu Jintao

Nuove famiglie?
Romanzo omosex della nouvelle vague cinese?

Voglio conoscere il redattore degli Esteri responsabile del titolo di oggi.
La Stampa (pag. 17)

Wednesday, February 14, 2007

Dentro il cervello di Ernesto

Potrebbe sembrare che abbiamo un pallino con della Loggia . Ma il fatto che l'Ernesto sia preside di un'importante facoltà di filosofia (al San Raffaele di Milano) ci spinge a essere un po' appuntiti con la sua rubrica quando lascia da parte le critiche ai comuni nei quali c'è ancora via Lenin e si avventura in questioni più o meno teoriche.
Nel Calendario (la sua rubrica nella Cultura del Corriere) di ieri, il professore se la prende con l'ultima delle pseudo-scoperte che localizzano nel cervello intelligenza, desideri, amore ecc. Uno scanner cerebrale permetterebbe di individuare già oggi il 70 per cento delle intenzioni di un individuo. Paventando un regime tipo “Minority Report” nel quale gli scienziati governerebbero le nostre vite, Della Loggia si chiede se non “dobbiamo essere terrorizzati di fronte a questo sconvolgimento della nostra più intima umanità e della nostra libertà”.
Caro della Loggia, nel cervello umano non c'è nulla di quello che chiamiamo “umanità”, si può entrare dentro col più sofisticato degli scanner e non si troverà affatto quello che ci rende quelli che siamo. Si tranquillizzi pure.
Corriere della sera (di ieri)

Celui-ci n'est pas Visalberghi


Corriere della sera (di ieri)

Monday, February 12, 2007

"Il mio Dewey" firmato Aldo Visalberghi

Tempo fa incontrai Visalberghi per una chiacchierata sul grande John Dewey. Di getto la scrissi ma poi rimase sepolta nel computer. Eccola qua.

La vita in montagna nelle file di Giustizia e Libertà. E poi l'insegnamento di Guido Calogero alla Normale di Pisa, l'Azionismo, l'amicizia con Norberto Bobbio, con Duccio Galimberti e soprattutto con Alessandro Galante Garrone, che lo fece liberare da un carcere fascista nel '44. La gioventù di Aldo Visalberghi, il più importante pedagogista italiano, è un frullato di teoria e prassi, di idee e azione, di impegno civile e riflessione pura: era quasi inevitabile che divenisse il più importante interprete italiano del pensiero di John Dewey. Il filosofo, il pedagogista americano, ma anche l'intellettuale militante che si spendeva nelle grandi questioni politiche e sociali della sua epoca è stato un riferimento teorico ma anche umano inevitabile.
Visalberghi ci accoglie nella sua bella casa nel quartiere Trieste a Roma, tra uno scroscio di pioggia e qualche raggio di sole. Circondato da pareti di libri, il vecchio professore viaggia nel tempo e torna a quegli anni eroici nei quali incontrò per la prima volta le idee del grande filosofo pragmatista... Qui l'intervista completa
Caffe' Europa

In Della Loggiam

«“I nostri fratelli di Hamas”: così si leggeva nel comunicato con cui Al Fatah commentava giovedì l'accordo tra le due fazioni palestinesi. Le quali, come si ricorda, non più tardi di qualche settimana fa sono andate avanti per giorni sparandosi addosso senza risparmio di colpi e di morti. La cosa sorprendente è proprio questa: nella nostra cultura sarebbe impensabile per due gruppi politici, due gruppi umani in genere, scannarsi reciprocamente e subito dopo chiamarsi fratelli. Per gli arabi musulmani evidentemente non è così; e ciò indica almeno due tratti che li distinguono fortemente da noi: da un lato il sentimento fortissimo di un'identità comune ritenuta capace di prevalere su ogni altra cosa, dall'altro una percezione della violenza come di una dimensione assai meno drammatica di quanto sentiamo noi, al limite quasi normale. In entrambi i casi sono differenze, specie politicamente, di portata decisiva».

Così Ernesto Galli della Loggia sabato scorso nella sua rubrichetta sul Corriere. Difficile non vedere sullo sfondo lo stesso postulato di sempre: la superiorità della civiltà occidentale sulle altre, in questo caso su quella arabo musulmana.
Eppure, non ci vuole un genio a capire che Della Loggia non vede (volente o nolente) un dato incontrovertibile, ovvero che la vita e la morte contano in funzione della prossimità con cui ci capita di percepirle. In Palestina, sia che sei di Hamas che di Fatah, hai conosciuto qualcuno che è morto ammazzato. Questo è un dato quotidiano con cui fare i conti. Ma lo stesso vale per l'Etiopia dove si muore di fame o il Ruanda della guerra civile. La morte (e la vita) non contano in sé e per tutti allo stesso modo. Da noi si ha così paura e si prova a esorcizzare in ogni modo il pensiero e la rappresentazione della sofferenza e della morte proprio perché le nostre società sono super protette e super sicure. Un lutto da elaborare, malgrado l'evento sia il medesimo, è cosa molto più complessa da elaborare da noi piuttosto che altrove. A Gaza e Ramallah la violenza e la morte che tanto impressionano il professore ce le hanno dentro casa ogni giorno. Non stupisce che non gli facciano più né caldo né freddo. E non deve sorpendere neanche che siano pure disposti a farsi saltare in aria. Più che l'islamismo è la consuetudine con la morte a contare in quelle terre.
Corriere della sera

E' morto oggi Aldo Visalbereghi

Un grande uomo.

E non c'è neanche una voce Wiki da linkare. Qualcuno copiaincollasse l'Ansa.

Sunday, February 11, 2007

Tempo da perdere

Possibile che non si trovi un filosofo che abbia voglia di perdere dieci minuti e dire qualcosa di sensato in merito a questa discussione (?) surreale su evoluzione, Darwin, creazionismo, disegno intelligente?

PS dico filosofi filosofi, non gli scienziati mancati che si fanno chiamare epistemologi.

Sul comodino

Ho sempre sognato un'intervista nella quale mi chiedessero cosa c'è sul mio comodino. Siccome immagino che non capiterà nel futuro prossimo. Me lo chiedo da me.
L'ordine è sparso.

Amore Liquido di Zigmunt Bauman
Micromega su calciopoli
I quaderni di don Rigoberto Varga Llosa
The Da Vinci Code di Dan Brown
Palermo è come una cipolla di Roberto Alajmo
Il partito degli intellettuali di Pierluigi Battista
Il castello bianco di Orhan Pamuk
Lo scarabeo di Wittgenstein di Martin Cohen
Limes sugli imperi del mare
Viaggio in Italia di Goethe
Sotto i venti di Nettuno di Fred Vargas
Una stagione assoluta di Riccardo D'Anna
Memoria del vuoto di Marcello Fois
Da leccarsi i baffi di Mario Soldati
Vita precaria e amore eterno di Mario Desiati
Avventure della ragazza cattiva di Vargas Llosa
Il turista nudo di Lawrence Osborne
Sapere tutto o quasi sull'economia di J. K. Galbraith
Breve storia della filosofia del Novcento di Franca D'Agostini
Quando la fantasia ballava il “boogie” di Goffredo Parise
Manuale di scrittura di Marco Santambrogio
Il mio nome è rosso di Orhan Pamuk
Immagini malgrado tutto di George Didi-Huberman
Aspenia sul MediaEvo
Toutes voiles dehors di Nadia Yassine
L'alchimia del desiderio di Tarun Tejpal
Finestre di Manhattan di Antonio Munoz Molina
Faithful di Stephen King e Stewart O'Nan
Short Stories di Dave Eggers
The Unabridged Pocketbook of Lighting di Jonathan Safran Foer

2 tappi per le orecchie
3 centesimi di euro

Friday, February 09, 2007

Finalmente nel continente

Dal 1° gennaio 2007 le Edizioni Il Maestrale saranno promosse e distribuite su tutto il territorio nazionale dalla RCS Libri.
Edizionimaestrale.it

Dove siete? 2.0

Eccoli, oggi interpellati parlano i calciatori. La mosca bianca Tommasi e la bandiera Gattuso. Il prossimo sarà Lucarelli (a meno che non ce lo siamo perso). Con tutto l'affetto (soprattutto per Damiano) la solfa è un po' sempre la stessa, dicono un po' sempre le stesse cose.
La questione è che a loro non si chiedono opinioni (se ce le hanno tanto meglio), analisi, cure per il calcio italiano. Ma fatti, azioni concrete. Si rifiutino di giocare in uno stadio con la svastica in curva o in tribuna. Poi ne riparliamo e vediamo se esce qualche intervista più interessante.
Corriere della sera e la Repubblica

Thursday, February 08, 2007

Dove siete?

Caro Augias,
Perché nessuno parla dei calciatori? Si parla dei tifosi cattivi e di quelli buoni, delle società, della Società, della polizia, della politica, dei mass media per vedere dove si annida il germe del male e per vedere di debellarlo. Ma nessuno pensa a quanto contano i protagonisti, quelli veri, del calcio. Perché, se non ci pensano loro, non viene suggerito ai calciatori di dire e fare qualcosa di concreto in questo momento? Al primo petardo si esce dal campo. Sarebbe un messaggio simbolico, e non solo, che metterebbe molto più in crisi le bande da stadio. Il carisma di un Totti, un Gattuso, un Buffon vale oro in questo momento. Va speso.
La Repubblica (di ieri)

Wednesday, February 07, 2007

O-BA-MA, O-BA-MA


Pare che gli Usa siano molto più pronti di quanto si pensasse per un presidente afroamerican. Lo dicono i numeri.
Pew Research Center

Tuesday, February 06, 2007

Avete presente l'Excelsior?


Guantánamo Bay and Abu Ghraib “are comparable to the accommodations in midlevel Middle Eastern hotels” and the abuse at Abu Ghraib did not reflect a disregard for human rights, but rather “the sexual immodesty of liberal America.”
Forse un pelo di esagerazione in Dinesh D’Souza, giovane conservatore Usa, che se la prende con la quinta colonna di Al Qaeda negli Stati Uniti: THE ENEMY AT HOME. The Cultural Left and Its Responsibility for 9/11. Lo recensisce Michiko Kakutami sul NYT.
New York Times

Dice Fukuyama


Altro che Corano a scuola, l'Europa per salvarsi deve fare come gli scout. L'integrazione dei nuovi immigrati passa attraverso: alzabandiera tutte le mattine, giuramenti civili e feste come il 4 di luglio.
Prospect

Monday, February 05, 2007

E' arrivato questo


L'ha scritto lui.
E ha tutta l'aria di essere roba buona.

Sunday, February 04, 2007

Un ghanese a Princeton


Sta per uscire in Italia (Laterza) per la prima volta un libro di Kwame Anthony Appiah, filosofo anglo-ghanese. L'abbiamo letto (qui si trova) e vale veramente la pena.

Il Censis deve fare la convergenza (digitale)

Perché a piazza di Novella non riescono a fare i conti col mondo che cambia. L'ultimo studio sulla "dieta mediatica" degli italiani sembra fatto 15 anni fa.
Caffe' Europa

L'Italia post-snob

«CHE dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni di là con noi dai...” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo...”». L'ultimo libro di Francesco Piccolo L'Italia spensierata (Laterza 2007, pagg. 182, euro 9) supera – o almeno vorrebbe – l'impasse del Michele Apicella di Ecce Bombo. Lo stallo esistenziale del Nanni Moretti di 30 anni fa: partecipare o no alla festa? Sapersi divertire? Perché la classe più formata, in Italia, vive questo problema con il divertimento leggero? Grande questione e grande senso di colpa. L'èlite diffusa, che oggi guarda Ferrara in tv (ma lo critica), che raccoglie le garzantine e le treccani pubblicate insieme ai giornali, che frequenta tutti gli happening culturali nelle piazze italiane, continua a macerarsi. S'interrogano: è lecito o no guardare i film di Vanzina, Grandi Fratelli e Pupe e secchioni, insomma, abbandonarsi al pop o al trash (distinzione di quantità più che di qualità, pensano)?

Insomma, il divertimento è sempre un po' più in là di dove lo trovano i più. Per esempio, in cinque grandi luoghi reali e virtuali di quell'Italia che ha piacere nel partecipare alla grande festa e che lo snob giudica dall'alto in basso. Quello di Piccolo è un viaggio nell'Italia che “non pensa”, a voler leggere malignamente il titolo del libretto, o solo che sa divertirsi, a volerlo guardare con occhio benevolo.
Lo scrittore si mette in cammino con spirito da entomologo ma con il corpo dell'insetto, taccuino e penna in mano e racconta la sua esperienza nei luoghi della cultura di massa, cercando di togliersi di dosso l'abito dell'intellettuale (è scrittore e anche sceneggiatore cinematografico) per osservare senza pregiudizi e in presa diretta un mondo che quelli come lui non amano, anzi.

«A un certo punto squilla un telefonino molto grande e quasi quadrato; una signora risponde e non so se ha premuto il tasto vivavoce – ma penso poi, riflettendo, che forse il videotelefonino deve andare automaticamente in vivavoce, sennò uno come fa a parlare e guardare le immagini contemporaneamente?». Si parte dalla fila davanti agli studi di Domenica In. Piccolo è cronista di un pomeriggio tra la varia umanità che aspira a essere parte del grande spettacolo condotto da Mara Venier e Massimo Giletti.
Seconda incursione del giustiziere della cultura di massa è in uno dei “non luoghi” per eccellenza: l'autogrill in un giorno di ordinario esodo vacanziero. «Voglio che sia chiaro: vado matto per gli autogrill. Quando devo partire per un viaggio in auto, mi basta pensare che mi fermerò in un autogrill e ordinerò un panino Fattoria e una Coca-Cola acquosa per scacciare il peso del viaggio e il pericolo del traffico». Ecco, sono affermazioni di questo genere che fanno venire il dubbio che Piccolo un po' ci faccia, che un po' l'idea di redimere la leggerezza di un divertimento disimpegnato non arrivi fino in fondo a segno. Che la posizione dalla quale parla, malgrado le sue rassicurazioni, non sia così neutra.
Altro luogo del grande “divertimentificio” è Mirabilandia, l'enorme Luna Park, nel quale Piccolo vaga accompagnato dai figli. Poi, una tappa cinematografica, sotto le feste, a vedere come saranno mai gli spettatori di Natale a Miami. Conclusione, nel grande show veltroniano della Notte Bianca nella quale il divertimento si fa intelligente.

Morale? Lo snobismo di alcuni verso la cultura pop è fatto antico in Italia. C'è voluto tempo per riabilitare i film di Totò o i fumetti di Tex Willer. Ancora, si fa fatica ad accettare l’idea che il divertimento leggero abbia una sua liceità; si fa fatica ad accettare sul serio, malgrado quanto si dica a parole. È dunque condivisibile il sarcasmo implicito di Piccolo sul malcostume snob di una “nicchiona”, come si usa dire ora, che aborre la cultura pop. Eppure, il pendolo dello scrittore tra partecipazione e fastidio per la massa non sembra essere equilibrato. Lui viene da lì, da quel mondo lì. La giornata passata alla Dear a far da sfondo animato a una puntata di Domenica In non lascia dubbio su quello che lo scrittore pensa di Mara, Giletti e co. La scrittura “infantil-stralunata” che rende assai godibile il libro segna una distanza dall'oggetto in questione. Come il bambino che racconta con asettica scientificità di mostri e fantasmi, Piccolo racconta sé stesso in un mondo lontano con le parole di chi si trova in un mondo che non gli appartiene. La sensazione, chiuso il libro, è quella di aver letto di una gita allo zoo. Malgrado le buone intenzioni.
Boiler