Oggi il tenutario si fa una chiacchierata con Richard Sennett che ha scritto uno strano libro che parla della necessità del lavoro manuale nell'epoca del nuovo capitalismo. Si dilunga per 350 pagine su quanto sia bello, utile, fondamentale lavorare "for its own sake", senza un secondo fine. Ecco, questo sarebbe il valore del craftsman che si starebbe perdendo oggi. L'idolo di Sennett è Efesto, quello brutto e zoppo ma che lavora da dio.
Qui c'è una sua intervista audio sul tema, per chi volesse farsi un'idea.
Friday, May 16, 2008
The Craftsman
Pubblicato da Alessandro Lanni a 10:13 AM
Etichette: globalizzazione, richard sennett
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