Ieri, per la prima volta il titolare ha passato il pomeriggio in una commissione di laurea. Esperienza interessante ma non è di questo che voglio parlare.
Una delle tesi che ho seguito analizzava il fotogiornalismo in Italia dalle origini fino all'attuale crisi del settore. Crisi che per molti aspetti coincide con quella del giornalismo nel complesso. La rivoluzione digitale ha trasformato l'intera filiera delle immagini: produzione, archiviazione, ricerca, distribuzione, distorsione, fotoritocco ecc.
E' stato un bel lavoro fatta da una ragazza appassionata.
Il correlatore ha obiettato che non basta la buona volontà per dare speranze al settore, ma forse si dovrebbe pensare a qualche cosa d'altro per far uscire il fotogiornalismo (come il giornalismo in generale) dalla crisi nella quale versa. Nel controbattere la candidata ha vacillato un po' (in fondo non è semplice dare una risposta al volo a una domanda che toglie le parole di bocca all'intero comparto dell'informazione mondiale).
Poi ha buttato lì: ecco, forse si potrebbe iniziare dalla qualità delle immagini, dalla selezione. Per esempio, evitando la standardizzazione del taglio delle foto, della scelta, dei soggetti. Insomma, concludeva la giovinetta, una strada da battere per far respirare il fotogiornalismo potrebbe essere non pubblicare sempre le stesse foto.
Tutto questo per dire che oggi Corriere della sera (prima pagina in pdf) e Repubblica (prima pagina in pdf)per raccontare la tragedia di Haiti hanno scelto la stessa identica foto.
Thursday, January 14, 2010
Immagini allo specchio
Pubblicato da Alessandro Lanni a 10:16 AM
Etichette: giornalismo, Io, università
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