Io, questa cosa del no ai preti gay non la capisco proprio. Non la capisco da un punto di vista logico e non morale, eh. Non la capisco non perché la pensi come una ulteriore discriminazione verso gli omosessuali che ogni giorno ne vivono di qualsiasi genere. No, no. A me sfugge qualcosa che precede.
Allora, se un prete per definizione (discutibile quanto si vuole, ma tant'è) non può avere rapporti sessuali, se un prete ha il dovere della castità, dov'è che i suoi orientamenti sessuali fanno questione? E' solo ridondante la puntualizzazione. O sbaglio? Un sacerdote non può fare sesso (né con gli uomini, né con le donne. Con i ragazzini non è peccato: è reato). Stop. Certo, può essere attratto da un bel maschio e da una ragazza ma questo rimane un problema suo, della sua coscienza o della sua anima. Ma finché non passa dai pensieri alle mani addosso, cosa cambia?
Non vorrei che dietro all'idea che i gay non possono prendere i voti, ci sia qualcos'altro. Per esempio, una mossa nella battaglia sulla metafisica dell'omosessualità ("si è o si diventa?").
Poi, lascerei perdere le idiozie della Binetti sulla pedofilia (sul "Corriere", oggi). Idiozie logiche, s'intende.
Friday, October 31, 2008
From a logical point of view
Pubblicato da Alessandro Lanni a 9:22 AM
Etichette: gay, Paola Binetti
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment