Strano paese quello per cui un giornalista molto bravo (Andrea Scanzi) arriva ad avere la notorietà della citazione qui e là grazie a un articolo uscito di recente sull'ultimo numero di Micromega ma che poteva essere stato partorito (a parte i riferimenti all'attualità) già una decina di anni fa. L'oggetto della critica è il veltronismo nella sua declinazione cultural-televisiva, ideologia liquida che cosparge di melassa qualsiasi accenno alla dialettica e alla conflittualità.
Prendiamo solo l'attacco del pezzo di Scanzi.
Fazio, Benigni, Celentanotti: i santini del veltronismo. Ognuno diverso, ognuno uguale.Quanti ne abbiamo letti di articoli del genere nei quali la sinistra vera, quella che ha studiato filosofia, ci spiega che
Il veltronismo è un fenomeno antropologico che si veicola anche a livello artistico, e con Veltroni la cultura è scesa al livello delle Figurine Panini.Conducendo l'analisi laddove nessuno mai si era spinto...
Intendiamoci, qui non è ci freghi di Veltroni o di Fazio. Ricordo ancora un'intervista a WV (doveva essere l'estate nel '93) nella quale individuava in Ian McEwan quale suo ideologo di riferimento. Un'intervista dalla quale può partire un filo che arriva dritto dritto all'incredibile pezzo sulla memoria uscito quest'estate su Repubblica. D'accordo. Ma allora perché non provare a fare un passo avanti? Lo sappiamo, il Beatles vero era Lennon, McCartney era un sòla, possiamo andare avanti?
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