I miei due centesimi sulla vicenda della condanna ai manager di Google. Ovviamente, nessuno discute della responsabilità (e della coglionaggine) di chi ha scherzato e picchiato un ragazzo, perdipiù disabile. Non mi pare sia stato contestato da nessuno e la legge ha già condannato a suo tempo quei poveretti.
Come è stato ampiamente scritto, una prima questione che fa attrito e fa discutere è la condanna anche di coloro che mettono a disposizione lo spazio per pubblicare quei filmati, oltre a milioni di altri inutili o fantastici.
Ulteriore tema, collegato in parte a questo, è quello della libertà d’espressione. Se i tribunali iniziano a decidere quel che si può pubblicare on line, in effetti, sembra che la censura possa comparire da un momento all’altro.
Io non ho risposte, piuttosto vorrei notare un tema che non mi sembra di aver visto citato in questi giorni. La libertà d’espressione degli individui è un diritto fondamentale alla base delle democrazie occidentali. Uno strumento con il quale si garantisce la possibilità a tutti di dire e soprattutto di critica il potere costituito. E tuttavia è uno strumento che ha varie declinazioni. Non a tutte le latitudini si possono dire e scrivere le stesse cose. Io posso scrivere e pubblicare un certo articolo negli Stati Uniti e non posso fare la stessa cosa in Europa. Negli Usa è pieno di nazisti dell’Illinois che possono tranquillamente circolare, non lo stesso può accadere in Italia e men che meno in Germania, dove è vietato anche fotocopiare materiale antisemita.
La libertà d’espressione è profondamente radicata nella storia e nella cultura dei singoli Stati-Nazione. È da lì che viene quello che possiamo dire e quello che non possiamo. Ogni paese ha dei legittimi tabù storicamente fondati. Discutibili ma fondati sulla storia di quel paese.
La questione con la rete è che non è in un paese. Non ha paese, e per questo motivo le vecchie leggi s’inceppano. Il meccanismo della libertà d’espressione così come lo conosciamo funziona se esistono dei confini culturali, storici e anche geografici ben definiti. Altrimenti si riempie di sabbia ogni momento. E si arriva a situazioni ridicole come quella di qualche mese fa, quando Repubblica.it per tutelarsi linkava foto delle feste nella villa sarda di Berlusconi prendendole dal sito del quotidiano spagnolo El Pais, foto a loro volta custodite in Colombia.
Friday, February 26, 2010
Google e i nazisti dell'Illinois
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