Incollo qui le risposte che Francesco Dimitri mi ha dato per un pezzo uscito qualche giorno fa su Nova24. (L'editing è quello che è).
«Ho un Kindle e ci leggo di tutto: libri nuovi, che compro, e classici fuori diritti, che scarico gratuitamente». Non sono molti gli scrittori italiani che per ora hanno preso sul serio la rivoluzione in corso che sta coinvolgendo il mondo dell’editoria. Francesco Dimitri, autore di Pan (Marsilio), è uno dei pochi che smanetta con la tavoletta bianca di Amazon. Lo scrittore, dice, si sta trasformando da produttore a fornitore di servizi. Dovrà adattarsi ai nuovi strumenti e inventare una nuova narrativa. Altro che ipertesto, la nuova frontiera saranno le serie, come in tv.
Cosa leggi col tuo Kindle?
Soprattutto narrativa, ma anche saggistica - Charles Fort in cima alla lista, è una mia vecchia passione. Sul mio Kindle ci sono King, Dickens, Lovecraft, Machen, Steinbeck, Poe, ma anche autori minori come Kelly Armstrong e Richard Laymon... devo continuare?
Per ora, sembra che gli ebook vogliano convincere i lettori che non sono così diversi dalla carta. come a far scordare che si tratta di un supporto diverso. Secondo te, quali sarebbero prospettive da sviluppare?
Prima di avere un ebook, neanche io mi rendevo conto di quanto avrebbe cambiato il mio rapporto con i libri. Leggere da un ebook reader è come leggere da un libro cartaceo, ma ne ho centinaia sempre con me (e risolvo, o almeno diminuisco, problemi di spazio piuttosto seri).
E poi, certo, ci sono degli svantaggi: una bella edizione su carta di buona qualità ha una carica sensuale che nessun reader ha. Però non è un gioco di vincitori e vinti: si andrà verso edizioni cartacee sempre più belle e edizioni digitali sempre più funzionali, raggiungendo un bilanciamento tra le due. Almeno, spero.
L'idea di una narrativa ipertestuale non ha avuto molto successo a parte qualche esperimento deludente. Le cose andranno diversamente con Kindle e soci?
Dubito. Il problema della letteratura ipertestuale è che anche gli esempi più famosi (penso ad Afternoon di Michael Joyce) sono una noia mortale, leggibili solo da accademici e appassionati. Altre forme ipertestuali, meno pretenziose ma concettualmente più interessanti, come i libro-game, probabilmente potrebbero conoscere una seconda giovinezza: ho visto edizioni elettroniche della storica serie Choose your own adventure, e sono fatte molto bene. Però ricordiamoci che i libro-game hanno avuto in alcuni periodi tirature altissime anche su carta.
Io credo che l''interattività' sia molto spesso una buzzword vuota. Il vecchio libro è già molto interattivo: leggere non è possibile, senza completare le parole con la propria immaginazione. Non è detto che l'ipertesto sia un'esperienza 'più' interattiva del 'testo-e-basta'. Poi, io sono sempre aperto alle novità, e magari tra due mesi uno scrittore nuovo mi esalterà con un ipertesto divertentissimo. Ma non credo che i lettori di ebook, di per sè, spingano in questa direzione.
Per uno scrittore cosa dovrebbe essere il nuovo? La possibilita' di aggiungere inserti multimediali in un romanzo (link, sonoro ecc.)?
Anche, ma non credo sia la cosa più importante. Il punto è che a molti la semplice parola scritta continua a piacere. Pensa ai blog: certo, ci sono video e immagini, ma si basano per la maggioranza sulla scrittura. Il mio non è un discorso conservatore, tutt'altro: adoro le forme miste, sono un videogiocatore appassionato, non sto difendendo una presunta 'purezza' del libro. Dico solo che non tutte le novità passano attraverso colori e suoni.
Io credo che la più grossa novità portata dai lettori di ebook potrebbe essere un cambiamento della forma-romanzo, e sto provando a lavorare anche in questa direzione. Il romanzo è solo una forma che la narrativa ha assunto in un periodo storico: potremmo arrivare a forme miste, che in parte pescano nei vecchi romanzi d'appendice, in parte nelle spettacolari soluzioni trovare negli ultimi anni da autori televisivi. Ecco, se una cosa prevedo nel futuro dell'ebook, è un ritorno massiccio della serialità.
Sei un appassionato di giochi. Quanto c'è di narrativo in un gioco? e di letterario?
Moltissimo. Io sono in particolare un appassionato di giochi di ruolo, che si basano sulla creazione di storie. E c'è una perfetta continuità tra giochi, scrittura e vita: tutt'e tre sono piacevoli, e se non lo sono, c'è qualcosa che non va. In tutti e tre i casi ci sono regole, e c'è il piacere che viene dal superarle, dall'aggirarle, dal trovare il modo di fregarle. Ci sono scrittori che hanno un approccio molto serio e per niente ludico alle loro cose. Da lettore, di solito non mi piacciono.
Tra l'altro il mercato dei giochi di ruolo, che è un mercato piccolo e di nicchia, ha scoperto gli ebook da anni, molto prima che arrivassero all'attenzione del grande pubblico.
Gli ebook segnano anche la fine dei limiti fisici di un romanzo. Pensi che lo spazio infinito del digitale possa cambiare qualcosa per il lavoro dello scrittore?
Assolutamente sì. Io credo che siano in arrivo tempi eccitanti, e lo dico sia da lettore che da scrittore. Da lettore, perché le mie possibilità di accedere a libri aumentano: se ho voglia di un horror, apro il mio kindle e in meno di cinque minuti ce l'ho. Da scrittore, perché appunto, ci sono nuove sfide, nuovi formati da inventare.
C'è un cambiamento epocale, in corso, in cui il libro smette di essere un 'prodotto' e inizia ad essere un 'servizio'. Con un kindle e un iPhone puoi accedere ai libri che hai comprato praticamente sempre. Se anche hai lasciato a casa il Kindle, accendi l'iPhone e continui a leggere il tuo ebook da dove ti eri fermato. Appunto, un servizio cui accedere. Niente più 'ora-come-faccio-ho-lasciato-il-libro-a-casa-e-il-bus-è-in-ritardo'. Per un lettore avido come me, questo è impagabile.
E gli scrittori diventano sempre più fornitori di servizi. Sempre più utili, sempre più importanti.
Ma anche gli editori avranno un posto fondamentale, perché se l'offerta diventa virtualmente infinita, un marchio che ti dice 'questa offerta è di qualità' serve.
Insomma: non vedo disastri, all'orizzonte, solo nuove possibilità per tutti. Tutto sta a saperle coglierle... ma questo, ahimè, è un altro discorso, e mi sembra che non tanti si stiano distinguendo per lungimiranza.
In un articolo di qualche mese fa, Steven Johnson suggerisce uno scenario nel quale il nostro libro è inserito in rete, potremo sempre ricorrere a quello che chiama un "global book club". Le pagine avranno un loro rank e gli scrittori potranno lavorare su questo, taggare i singoli paragrafi, acquisto di singoli capitoli. Ecc. Tutto questo t sembra una prospettiva positiva per il futuro per la letteratura?
Completamente. Ancora una volta: tutto sta ad adattare la narrativa alle tecnologie con cui narri. Quando il libro cartaceo era la forma privilegiata di diffusione di storie, il 'romanzo' così come lo conosciamo si è imposto come standard. Adesso nascono forme nuove. Ma anche nuovi modi di lavoro: riscrivere vecchie cose è il sogno di qualsiasi scrittore... e la possibilità di farlo che offrono i formati digitali è formidabile. Magari interagendo con i lettori in tempo reale, e cogliendo i loro spunti, come facevano i cantastorie orali di un tempo.
E le vecchie forme non moriranno: continueremo ad avere anche romanzi 'classici', per fortuna. Solo, ci saranno forme nuove che si affiancheranno loro.
Monday, February 01, 2010
Il romanzo: da prodotto a servizio
Pubblicato da Alessandro Lanni a 9:18 PM
Etichette: francesco dimitri, Io, kindle, Nova 24
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