«La vera vita non è riducibile a parole scritte o dette. Da nessuno, mai». Sembra che inizi così il nuovo romanzo di Don DeLillo, Point Omega, storia di un rapporto tra un artista e un intellettuale, come racconta Antonio Monda oggi su Repubblica. Ora, qui non si discute del romanzo - ovviamente non lo ho ancora letto - ma dell'incipit. D'accordo, DeLillo è un grandissimo della letteratura contemporanea, d'accordo il Nobel ecc. Ma l'incipit, messo cosi' e' una banalita', peraltro molto discutibile. Quale sarebbe la vita «vera»? dico, dov'è? qual è quella vera di fronte quella presumibilmente falsa? E ancora, una volta identificata questa presunta vita vera, come se ne parla se non appunto attraverso «parole scritte o dette» che tutti quanti in ogni attimo pronunciamo o mettiamo nero su bianco? E poi, quando scriviamo e parliamo, cosa facciamo se non vivere una vita? Vera.
Tuesday, February 02, 2010
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1 comment:
che possa essere un paradosso? O una provocatoria provocazione?! dico così, non so. Aspettiamo e vedremo...
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