Tuesday, December 15, 2009

Il "ragionevolismo" del Corriere

Il "ragionevolismo" del Corriere della sera fa scrivere a GA Stella un editoriale che inizia con la colpa della rete e finisce che invece il buon esempio lo devono dare quelli che non sanno che e' internet. Curioso argomentare. qui

Friday, December 11, 2009

Segnalazione

Un pezzo su Sunstein, sulle dicerie e internet uscito su Nova24. qui

Monday, November 30, 2009

Reset 116

Domani esce il nuovo Reset.

Wednesday, November 18, 2009

Democrazia, alfabeto e geroglifici

I think our alphabetic system of writing may be doomed. It doesn't work well with realtime communication. That's why people are forced to use all sorts of abbreviations and symbols - the alphabet's just too damn slow. In the end, I bet we move back to a purely hieroglyphic system of writing, with the number of available symbols limited to what can fit onto a smartphone keypad. Honestly, I think that communicating effectively in realtime requires no more than 25 or 30 units of meaning.

Give me 30 glyphs and a URL shortener, and I'm good.


Nicholas Carr ha scritto qualche giorno fa di come ci si abitua rapidamente a ciò che la nuova tecnologia ci suggerisce e che di primo acchitto ci fa molta fatica fare. Twittare in 140 caratteri sembrava impossibile: come far stare un pensiero sensato in poche parole? Eppure, funziona, si fa, anzi, pare non se ne possa fare a meno.

Poi, come qualche altro dei tecnologhi più in vista, Carr ha il coraggio di buttarsi tipico degli anglosassoni e degli americani in particolare. Prova a leggere e interpretare i segni dell'oggi in chiave futura. Qui sostiene che l'alafabeto è destinato a scomparire a favore di un ritorno a una qualche sorta di geroglifico, sistema più economico, apparentemente.

Tuttavia, solo apparentemente, i geroglifici sono più semplici delle 20 e rotte lettere dell'alfabeto. La banalotta idea dei segni pregni di significato al posto di quelli arbitrari non regge. Si pensi che nel posto dove si usavano stilizzazioni di immagini - l'antico Egitto - esistevano degli scrittori-lettori di professione che dedicavano la loro vita a quel mestiere. Altro che semplificazione, una catastrofe comunicativa.
L'alfabeto con la sua semplicità ha spazzato via la complicatissima prassi di scrittura e lettura geroglifica. La democraticità e semplicità dei 140 digits non potrà mai sopportare il ritorno alla convenzionalità geroglifica.
Gli ideogrammi giapponesi sono stati già sconfitti, il cinese se la rischia molto, se non fosse che sono un miliardo e mezzo di persone. Ma in the long run, non c'è scampo, l'alfabeto vince.

Friday, November 13, 2009

Tonara in provincia di Nuoro calling


Che bella cosa.

Thursday, November 05, 2009

Femminismo e oltre

Judith Butler è una filosofa americana. Fino a poco tempo fa molto nota per le sue prese di posizione radicali e provocatorie su femminismo, lesbismo, ecc. Da qualche tempo riflette sugli effetti della guerra (Frames of War) e sull'effetto della globalizzazione sugli ordinamenti istituzionali della modernità. Per dire, il fatto che in Italia c'è un 7 per cento di abitanti (gli immigrati regolari e senza cittadinanza) che lo Stato non riesce a inquadrare.
Be', gli ho fatto oggi una gran intervista che uscirà sul prossimo Reset.

Tuesday, November 03, 2009

Epidemia


Sui giornali di oggi (per esempio Umberto Veronesi sulla Stampa, ma anche altrove) si legge che l'influenza A potrebbe fare migliaia di vittime in Italia, forse decine di migliaia. Che tuttavia non è più violenta dei soliti raffreddamenti stagionali, è solo più contagiosa. Non che questo ci rassicuri fino in fondo, migliaia di morti son sempre migliaia di morti (che quando ho scoperto che l'influenza normale ne fa più o meno cinquemila l'anno già mi sembrava un'enormità). Quel che mi chiedo è: Repubblica.it ha intenzione di enumerarli tutti, uno per uno, il bambino, il musicista, il napoletano, l'immigrato, l'anziano, e via dicendo?

Thursday, October 29, 2009

A proposito dell'ora di religione

Per il prossimo Reset, mi sto leggendo un po' di cose su come funziona l'insegnamento della religione nelle scuole americane (intendo le scuole pubbliche). Be', è incredibile. Ogni stato fa come gli pare, ma nessuno può mettere l'ora di religione (la Corte suprema ha dichiarato incostituzionale un regolamento locale, che prevedeva l’insegnamento religioso per tre confessioni diverse all’interno della scuola statale).
Chi vuol parlarne un po' ne parla nelle ore di storia americana. La costituzione è inflessibile e il mercato delle fedi troppo affollato per infilarle tutte nelle scuole.

Bastava leggere la prima pagina

Gli immigrati regolari in Italia sono più di 4 milioni e mezzo, con una crescita del 13,4% nel 2008. Per la prima volta il nostro Paese ha superato la media europea (6,2%) per presenza di stranieri in rapporto ai residenti. E' questa la fotografia del fenomeno dell'immigrazione contenuta nel rapporto 2009 della Caritas-Migrantes.
Come? Supera la media europea il numero di immigrati in Italia? Siamo invasi? Ma a Repubblica si sono mai fatti un giro a Parigi, a Londra, a Colonia, o ad Amsterdam? E allora, la morale qual è? Che bastava leggersi la prima pagina del riassuntino della Caritas per capire che il discrimine è la cittadinanza e non il numero di africani, arabi, cinesi, albanesi, peruviani circolanti nel nostro paese. Bastava un po' di cura per dire, correttamente, che siamo oltre la media europea perché noi, il nostro Stato, le nostre leggi, non facciamo nulla per integrare anche gli stranieri che abitano qui da decenni.

Tuesday, October 20, 2009

E ora tocca all'Islam!

Il sesso fra gli adolescenti crea gravidanze incongrue e favorisce violenze? Si istituiscano nelle scuole «corsi di educazione sessuale». Alcol e droghe devastano i giovanissimi? Ecco gli esperti per gli appositi «corsi contro le dipendenze». C’è strage su moto e automobili? Subito «corsi di educazione stradale». La convivenza sociale è sempre più turbolenta? Ecco dei bei «corsi di educazione civica». (...) E ora, tocca all’Islam (...) nelle scuole «corsi di Islam».
L'ascoltatissimo intellettuale cattolico Vittorio Messori, sul Corriere sostiene che i milioni di islamici in Italia sono come i ragazzini che si schiantano in macchina ubriachi. E nessuno che gli dice che è una scemenza grossa come una casa.

Wednesday, September 30, 2009

Indorare la pillola

Dopo Fruttero e Lucentini, Ludwig Wittgenstein, Carlo Sini, John Fante, Pino Roveredo, mi ha colto un'altra mania compulsiva di lettura dell'opera completa: Cass Sunstein. Adesso mi sto leggendo questo sul paternalismo libertario, ovvero come spingere qualcuno a fare qualcosa senza che lui se ne accorga. Lui, Sunstein, paternalista è paternalista (si veda Republic.com) epperò, per ora, si fa leggere.

Wednesday, September 23, 2009

Dicerie e untori

«Il proiettile è un foglietto calunnioso, anonimo, privo di alcun valore». E ancora: «La diceria medial-poliziesca ripetuta tre o quattro volte assume presto la qualità di una prova storica». Giuseppe D’Avanzo spiega su «la Repubblica» del 3 settembre come il caso Boffo sia stato costruito ad arte. Il direttore del giornale della Cei è stato fatto fuori con un «killeraggio» – Gianfranco Fini dixit – a mezzo stampa. L’arma qui è un foglio di carta che riporta una voce che circolerebbe.
La rivoltella del pettegolezzo politico spara a ripetizione. Scrive Vittorio Feltri in prima sul «Giornale» il 14 settembre: «Oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente – per dire – ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme». Di nuovo, lo strumento di offesa politica qual è? La voce che circola per i corridoi di Montecitorio. Nell’epoca in cui il privato è divenuto politico, la diceria non può che essere uno strumento legittimo lotta tra poteri che funziona benissimo per dettare l’agenda e mettere in difficoltà, distruggere l’avversario.
«Un tratto tipico di quasi tutti i rumors», scrive Sergio Benvenuto nell’ottimo Dicerie e pettegolezzi (il Mulino), «è l’essere una sorta di apologo morale, che mette in guardia contro qualcosa o qualcuno». La diceria ha uno strascico perché dietro a ogni rumor c’è una condanna, la condanna di una morale condivisa. Cosa c’è di peggio, di più esemplare e disdicevole per una morale bacchettona, di un omosessuale molestatore che dirige il quotidiano dei vescovi e muove qualche critica all’uso disinvolto del sesso da parte del Presidente del consiglio?
Non è proprio il «contrappasso» che Vittorio Feltri («Il Giornale» 28 agosto) chiama in causa nella vicenda Boffo? «Il supermoralista condannato per molestie» era il titolo del suo editoriale. C’è qualcosa di più succulento? E la chiusa dell’articolo ha la morale come una favola di Esopo: «Il problema è che in campo sessuale ciascuno ha le sue debolezze ed è bene evitare di indagare su quelle del prossimo. Altrimenti succede di scoprire che il capo dei moralisti scatenati nel vituperare il capo del governo riveli di essere come quel bue che dava del cornuto all’asino».
Il problema col pettegolezzo è che non basta dimostrarne l’infondatezza per farlo uscire dal mercato delle notizie. È uno strumento della retorica non della logica, la diceria deve essere verosimile non vera. Lo spiega bene il politologo Cass Sunstein in un libretto in uscita proprio in questi giorni negli Usa. On Rumors (Farrar, Strauss and Giroux) è una fenomenologia tascabile che intende rispondere a due domande: Perché accettiamo voci anche assurde e le diamo per vere? Cosa possiamo fare per difenderci da queste voci?
«Definiamo rumors – spiega Sunstein – quel termine che si riferisce a un fatto che non è stato dimostrato come vero e che riceve la credibilità non da un’evidenza diretta che lo supporta, ma solo perché altre persone sembrano crederlo». Una voce è vera perché qualcuno ci crede e perché qualcuno la metto in giro affermando che è vera.
Le dicerie si diffondono come un virus e la medicina, nel mondo perfetto, dovrebbe essere la libertà d’espressione. Immettiamo la pseudo-notizia e la sua confutazione sul mercato e alla fine il bene e il vero trionferanno. Sarebbe bello ma purtroppo, spiega Sunstein, le cose non vanno così. Spesso le persone s’informano in un modo viziato (biased assimilation) e allora è difficile farle ricredere.
Obama amico dei terroristi o Obama musulmano, sono rumors che con difficoltà sono stati smontati dall’entourage del presidente nei mesi scorsi. Sunstein ricorda anche il lavoro fatto con Fight the Smears il sito che Obama ha usato durante la campagna elettorale per combattere le voci false che venivano fatte circolare contro di lui.
Un fenomeno analogo è capitato in questi giorni in Italia. Vittima il presidente della Camera. Gianfranco Fini il compagno, Fini rema contro Berlusconi, trama alle spalle del governo, Fini il laicista abortista, e ora invischiato in uno scandalo a luci rosse a Montecitorio. Che c’è di dimostrato in quest’escalation di accuse? Poco o nulla. Si attribuisce a Fini qualcosa che manca del dato fondamentale dell’informazione: la certificazione della fonte. E quindi della possibilità di mettere in discussione la notizia.
I primi a dar per buona una voce sono quelli che ne sanno di meno del quid o del personaggio in questione. Poi, pecora dopo pecora, il gregge si allarga fino a inglobare anche coloro che dovrebbero avere qualche strumento critico in più per smontare il pettegolezzo. Nota Sunstein, anche tra i più informati ci saranno quelli che si chiederanno: se lo crede così tanta gente possibile che questa voce non sia fondata?
Il meccanismo esplosivo del passaparola è analogo a quello della rete, il vecchio pallino critico di Sunstein fin dai tempi di Republic.com (il Mulino). Blog e social network sono i propagatori perfetti dei rumors. Di link in link, di like in like, il ruscello diviene fiume inarrestabile.
Il cardine della propagazione virale delle voci sono i facilitatori. Siano il partito e le Chiese, il blog di riferimento o il giornale che si legge abitualmente, l’opinione pubblica spesso si appoggia ad altro per farsi un’idea, per prenderla per buona o meno. E se il propagatore è furbo – scrive Sunstein – sottolineerà che la voce che riporta la condividono anche tanti altri facendo leva sul conformismo diffuso: lo sanno tutti quel che capitava a Montecitorio, la conoscevano tutti i direttori dei giornali la vicenda di Dino Boffo.
Un’alchimia della diceria che aiuta la polarizzazione delle opinioni. Se siamo in tanti a pensarla in un modo, allora l’idea che abbiamo è giusta e dobbiamo difenderla. Più siamo, più diminuiscono i dubbi, più aumenta la sicurezza e l’estremismo. Per questo motivo non è facile combattere una voce negativa che circola sui media. Addirittura può accadere che provare a correggerla, cercando di dimostrare la sua infondatezza, finisca per avere l’effetto contrario, accreditandola ancora di più come vera: «se X vuole confutare la diceria y, significa che y non deve poi essere una sciocchezza».
Si diceva che per Sunstein lo strumento principale di propagazione delle dicerie è il web. Con l’abbattimento delle barriere e dei filtri, Internet ha anche esposto gli individui a un pericolo di diffamazione superiore. E per personaggi pubblici – come il suo attuale datore di lavoro, scrive malignamente il «New York Post» a proposito delle preoccupazioni di Sunstein – questo può essere un problema serio. «Uno dei grandi rischi dell’era dei blogger e di YouTube – scrive il politologo – è che le nostre affermazioni e azioni possono non solo essere archiviate per sempre ma anche controllate così da vicino che ognuna di esse può essere estrapolata dal contesto e scelta per rappresentare qualcosa di generale, magari di oscuro e allarmante».
In Italia l’impatto dell’informazione on line sull’opinione pubblica è minore rispetto agli Usa. Le dicerie da noi rimbalzano ancora tra i media tradizionali, giornali e tv. Eppure le preoccupazioni di Sunstein sulla ridefinizione della libertà d’espressione e di ostacolare «killeraggi» a mezzo stampa, ci riguardano.
Internet ha trasformato il mercato delle informazioni ed è giunto il momento di prenderne atto e di correre ai ripari. Senza auspicare la censura, spiega Sunstein, ma introducendo alcuni meccanismi di «raffreddamento» (chilling effect) che possano combattere la propagazione virale delle dicerie. Ogni mercato ha bisogno di standard e di regole di base; nessun mercato funzione in assoluta libertà, afferma il politologo, per chiudere in un coraggioso (azzardato?): «non è scontato che l’attuale sistema di regolamentazione per la libertà di parola sia quello che vorremmo o dovremmo scegliere per l’era di Internet».

Saturday, September 19, 2009

Carlo Sini e i suoi pensieri controvento

La filosofia è come la nottola di Minerva diceva Hegel, per pensare il suo tempo si alza al tramonto. Ma in un’epoca di passaggio come la nostra che si trasforma attraverso gli scossoni delle tecnologie della comunicazione, quando il sole del cambiamento è sempre alto, può il filosofo farsi carico di pensare questo continuo presente tecnologico? Carlo Sini, uno dei più importanti pensatori italiani, ci ha provato col suo ultimo libro L’uomo, la macchina, l’automa (Bollati Boringhieri) nel quale scandaglia l’antico sogno della macchina pensante per vedere come le radici del futuro prossimo affondino nel passato remoto.
Computer, web, cellulari: Sini ragiona senza parteggiare per gli apocalittici o per gli integrati («che senso ha schierarsi? Come dirsi a favore o contro l’alfabeto o il linguaggio» dice). Piuttosto, ad alcune domande mirate, risponde controvento, rifiutando lo stereotipo del filosofo avverso alla tecnologia e scavando – genealogicamente, direbbe lui – sotto la crosta di quel che sembra a prima vista indubitabile.
Primo pensiero controvento: la memoria è trasformazione non conservazione. La facoltà di trattenere nella mente sarebbe in pericolo a causa dei supporti digitali che la surrogano e dello stile di lettura che monitor e derivati impongono. Google ci starebbe rendendo stupidi e anche distratti. «I computer, le macchine in generale – spiega Sini – non dimenticano e per questo motivo non ricordano. Non hanno memoria in senso stretto. Non bisogna confondere la memoria come trasformazione “esosomatica”, una banca dati o un archivio con l’atto del ricordare che ha come suo corrispondente, come suo cuore, la capacità di dimenticare». La memoria sceglie, seleziona, informazioni in funzioni di interessi, non è un contenitore da riempire.
I computer non hanno memoria perché non trasformano i ricordi, non li rielaborano, perché «ricordare significa trasformare continuamente in maniera interpretativa il nostro passato». Niente isterismi, ci vuole serenità di fronte all’immane trasformazione tecnologica in corso.
Secondo pensiero controvento: l’uomo è figlio della tecnica. I filosofi fin dai tempi di Platone sono ostili alla tecnica. Un certo snobismo intellettuale che dura fino a oggi. Addirittura c’è chi (Martin Heidegger) l’ha considerata un rischio supremo per l’uomo. Sini risponde così alla tradizione: «La tecnica è l’uomo, l’uomo è un essere tecnico per definizione, per essenza, e il timore che l’umanità vada a ridursi nella macchina è fuori luogo. Perché la macchina è quanto c’è di più umano nell’uomo». Uomo e tecnologia, prosegue Sini, sono parto l’uno dell’altra, fin dalla prima strumentazione che il neonato si trova a disposizione – la mano e la voce – che in una collaborazione di decine di migliaia di anni hanno dato luogo alla scrittura alfabetica.
Terzo pensiero controvento: internet e i pc non sono la morte della cultura. Carlo Sini si è occupato dell’alfabeto da filosofo fin da quando vocali e consonanti erano studiati solo da linguisti o antropologi. È nella scrittura che ha luogo e sede la razionalità occidentale, spiega Sini. Ma che succede quando le modalità alfabetiche della nostra cultura subiscono uno shock come quello che hanno inferto digitalizzazione dell’informazione e l’avvento della rete? Siamo entrati nell’epoca del «lutto per la scrittura», come annunciava preoccupato Time qualche settimana fa? Timori infondati. «Sebbene tutto il sapere occidentale sarebbe impensabile senza la scrittura alfabetica, internet è un luogo non di morte ma di grande rilancio della potenzialità di diffusione per la libertà della cultura». E prosegue il filosofo «se le nuove modalità di scrittura si trasferiscono su supporti nuovi ciò non potrà non avere una conseguenza grandiosa sulle nostre anime».
«Grandiosa», dice proprio così l’autore di Etica della scrittura (Mimesis) e Filosofia e scrittura (Laterza). E questa «grandissima rivoluzione», conclude Sini, creerà soggetti che non sono più eurocentrici, «ma che inglobano una visione più ampia della storia dei saperi umani, per esempio un incontro con le scritture geroglifiche e ideogrammatiche dell’oriente e ciò vorrà dire un nuovo futuro».
(Nova 24 - 10 settembre 2009)

Un po' di sano moralismo

Che questa ragazza sia una deputata europea (del Pirate Party svedese) è una fatto che, guardato da qui, non può che lasciare a bocca aperta.

Amelia Andersdotter of Sweden's Pirate Party from andrewkeen on Vimeo.

Friday, September 18, 2009

Di chi è la colpa?

Allora, finito oggi il libro di cui qui. Un libretto che funziona, andrebbe tradotto anche in Italia, magari per capire il meccanismo per cui si dà retta a Feltri e del perché non basta dire che è falso o ininfluente quel che ha scritto.
Detto questo c'è qualcosa che non capisco.
Cass Sunstein sul finire del libro mette in fila due considerazioni che mi interrogano.
La prima

The internet allows damaging information to be provided to the world in an istant, and it also allows anyone to discover that information in an istant.
La seconda
The success or failure of rumors depends in large part on people's original convictions.
Non è che la seconda contraddice il presupposto della prima o almeno lo rende poco rilevante?

Saturday, September 12, 2009

quando io rido...... tu ridi

quando io parlo...... tu parli
quando io rido...... tu ridi
quando io piango...... tu piangi
quando io dormo...... tu dormi
quando io parlo...... tu parli
quando io rido...... tu ridi
quando io piango...... tu ridi
Il virus della felicità raccontato da Clive Thompson sul Magazine del NYTimes.

Thursday, September 10, 2009

Sinologia

A partire dalla chiacchierata di cui qui, oggi su Nova del Sole 24 Ore, un mio articolo sul maestropensiero.

Orso castano l'ha messo qui.

Friday, September 04, 2009

Dei geni veri

Rime baciate a partire da Tiziano Ferro.

Wednesday, September 02, 2009

Blasphemous Rumours

Cass Sunstein è una potenza all'interno della Casa Bianca. Amico da tempo di Obama (per dire, il NY Post lo chiama "l'Obama di Obama") e ora pure consulente per un bel po' cose come ambiente, informazione, salute, ecc., Sunstein ha scritto un libretto su come entrano in circolo e sopravvivono nell'opinione pubblica pirlate varie come quella che Obama era amico dei terroristi o che era musulmano. Il pamphlet si chiama On Rumors ed è istruttivo per capire anche le difficoltà di un'élite alle prese con la diversità della rete.

Sunstein quando sente parlare di internet perde un po' la trebisonda (gli era già capitato con Republic.com). Qui sostiene, tra l'altro, che un blogger è responsabile non solo di quello che scrive ma anche di quello che scrivono i suoi lettori-commentatori. Un po' come Angelino, insomma.

Wednesday, August 19, 2009

Capriole in salita a Genova. Molta salita

Pare che martedì prossimo il titolare sarà alla Festa nazionale dell'Unità Democratica e Riformista di Genova a presentare Attenti alle rose insieme all'autore Pino Roveredo. Se siete da quelle parti fate un salto, ché il libro è bello.

Tuesday, August 18, 2009

Iconologia casuale


Per questa foto - e al di là delle intezioni di chi l'ha scattata - ci sarebbe proprio da inventarsi una lettura simbolica come per un quadro rinascimentale. Chessò, "La tempesta" di Giorgione. La direzione degli sguardi (in alto, all'orizzonte e in basso) dei tre dietro e in macchina della figura in primo piano, la gerarchia tra i personaggi (dal più grande al più piccolo), lo stesso nome del posto. Anzi, adesso mi ci applico.

Thursday, August 06, 2009

Stessa spiaggia, stesso mare


Si riparte, un anno dopo. La formazione è la stessa.

Monday, July 27, 2009

Reset 114

Pare sia uscito pure stavolta.

Friday, July 24, 2009

Appunti isolani

A Palermo, i motociclisti indossano il casco molto di più di quanto non lo facciano a Napoli.

E' molto più facile vivere sulle superfici concave che su quelle convesse. In altre parole, si sta meglio in una scodella che su un panettone (ed è per questo motivo che i nidi non son fatti in quel modo). E' questo il vero motivo per cui Alicudi è un posto inadatto alla sopravvivenza. Non perché sia (sia stato, ora non più) un posto senza luce ecc. Ad Alicudi si sta perennemente aggrappati alla roccia, attenti a non precipitare giù. In esposizione, sempre.

La cronaca locale della Repubblica ha 26 (ven-ti-sei) pagine. Più che a Roma. Per dire, l'altro ieri ce ne erano due sugli scherzi da spiaggia che si fanno a Mondello.

Il vulcanologo mi ha assicurato che se lo Stromboli erutta per davvero non saranno gli scienziati ad avvertirci.

La creatività del Mezzogiorno. Anche nelle piccole cose.

Tornato

All'ombra del vulcano.

Saturday, June 27, 2009

Pensieri diversi

Intervista con il Maestro sul pensare il futuro attraverso la filosofia. Nuovi media, nottola di Minerva, memoria, strumenti, la rete, la scrittura. A partire dal suo ultimo libro. Al solito è un gran piacere anche solo stare a sentire quei pensieri così contro vento.

Saturday, June 20, 2009

Aldo Giorgio Gargani

E' morto Aldo Giorgio Gargani. Insegnava filosofia contemporanea a Pisa ed era uno dei migliori interpreti di quel groviglio culturale che passa sotto il nome di "mitteleuropa", area geografica e di idee alla quale aveva dedicato numerosi studi negli ultimi trent'anni e più. Io l'avevo incontrato per la prima volta sui banchi universitari giusto vent'anni fa, leggendo la sua introduzione arancione a Ludwig Wittgenstein. Un libretto uscito per la prima volta quasi quarant'anni fa, quando da noi si sapeva poco o nulla dell'autore del Tractatus. Già, perché Gargani è stato uno tra i primi a leggere in Italia il filosofo austriaco e, soprattutto, è stato uno di quelli che lo hanno letto nella maniera migliore, più intensa e proficua (ce ne sono anche altri da noi, non buttiamoci giù).

Qualche anno fa l'avevo contattato per chiedergli un articolo per Reset in occasione della morte di Richard Rorty, altra sua grande passione e amicizia. Gargani fu delicatamente cortese e mi mandò questo bellissimo ricordo.
Sul suo ultimo libro - una raccolta di saggi su Wittgenstein - scrissi una breve recensione che provava a rendere i numerosi spunti di quel volume alla quale l'autore rispose con una lettera di delicato apprezzamento.
Ecco, mi dispiace molto che sia morto.

Wednesday, June 17, 2009

Pubblicità progresso

E' uscito il libro di Betta (e di un altro). Sapevatelo.

Sunday, June 14, 2009

Due culture

Su Caffe' Europa, minidossier per i 50 anni del pamphlet di Charles Snow sullo scontro tra cultura umanistica e scientifica. (Io ci avevo scritto pure questo qualche mese fa). (Il libretto che avevamo ritirato fuori dai polverosi scaffali di una biblioteca è questo).

Tuesday, June 09, 2009

Il mio Pd

Qui si spinge lui.

Friday, May 29, 2009

Intercettare nuovi lettori

(M'immagino il gusto del fotografo).
Grazie.

PS poi uno dice la rivoluzione della dieta informativa, che sguarda prima i feed che non solo i giornali di carta ma pure quelli on line.

Tuesday, May 26, 2009

Reset 113


In uscita il nuovo numero di Reset. Vattimo, Odifreddi e Bencivenga hanno discusso sulla ragionevolezza delle dimostrazioni di Dio. Richard Florida ha scritto di come cambia la geografia Usa dopo la crisi. Geoff Mulgan di cosa c'è dopo il capitalismo. Margiotta Broglio e Melloni hanno chiacchierato intorno a tutti gli "incidenti" di Ratzinger. Poi c'è un reportage filosofico dall'Indonesia, un dossier su velo (islamico) e veline nelle tv italiane e arabe. E' tornato Massimo Bucchi alle copertine. E qualcos'altro.

PS qui il pezzo mio su Twitter, i giornali e la nottola di Minerva.

Twitter-Wolfram Alpha 3 a 0

My problem with Wolfram Alpha is that while it all sounded very exciting in theory, it doesn't appear to work very well in practice. Currently, there's too much Alpha and not enough Wolfram.
Andrew Keen in un saggio post mette a confronto due "macchine del sapere" della rete 2009: Wolfram Alpha e Twitter. Un motore di ricerca (per semplificare) che dovrebbe tirar fuori risposte intelligenti e non liste di link alla Google e la rete di microblogging cinguettante.
Be', il luddista non ha dubbi molto meglio lo spartano Twitter. Di WA dice un po' quello che si era detto modestamente noi: C(resci) B(ene) C(he) R(ipasso).

Saturday, May 23, 2009

Granieri e il (cattivo) paradigma neuro

Giuseppe Granieri si dice affascinato dal fatto che alcuni ambiti che un tempo era spiegati attraverso la poesia, adesso lo sono attraverso la scienza (“l'amore, gli affetti, il modo in cui il nostro corpo funziona”). Sottolinea il concetto citando l'articolo odierno di Repubblica (l'ultimo di una lunga serie) sul radicamento cerebrale della socialità umana.
Come ho scritto altre volte, io trovo quegli articoli di una scemenza e ingenuità estrema, sono propri di quella cattiva interpretazione del giornalismo scientifico (se cosi' vogliamo chiamarlo) della stampa italiana. "Trovato il gene dell'amore", "l'area cerebrale dell'intelligenza", "il neurone della felicità": tutti slogan buoni per un titillare un po' di ignoranza scientifica, ma che non raccontano nulla di sensato. Declina il paradigma genetico, trionfa quello neuro. Addirittura dio si vorrebbe spiegato col cervello.
Certo, la neuorscienza potrà descrivere la "fotografia" cerebrale di una persona felice, ma non spiega affatto il senso della felicità, non dice mica cosa significa essere felici. E non si tratta mica di un limite quantitativo, come a dire che prima o poi ci arriverà. E' proprio che non lo può dire cos'è "essere felice" o "buono". Figuriamoci che la neuroscienza neanche cosa sia la mente riesce a dire.

Il giornalismo e i cinque lupi

Todd Gitlin scrive un bell'articolone a proposito della crisi del giornalismo americano. E sintetizza le questioni che affliggono la stampa Usa ma non solo. Mette insieme vari fattori, dal crack economico e la perdita di pubblicità alle differenze cognitive imposte dalla network society.

Four wolves have arrived at the door of American journalism simultaneously while a fifth has already been lurking for some time. One is the precipitous decline in the circulation of newspapers. The second is the decline in advertising revenue, which, combined with the first, has badly damaged the profitability of newspapers. The third, contributing to the first, is the diffusion of attention. The fourth is the more elusive crisis of authority. The fifth, a perennial - so much so as to be perhaps a condition more than a crisis - is journalism’s inability or unwillingness to penetrate the veil of obfuscation behind which power conducts its risky business.
La conclusione non è male.
Leaving journalism to the myopic, inept, greedy, unlucky, and floundering managers of the nation's newspapers to rescue journalism on their own would be like leaving it to the investment wizards at the American International Group (AIG), Citibank, and Goldman Sachs, to create a workable, just global credit system on the strength of their good will, their hard-earned knowledge, and their fidelity to the public good.
L'articolo per intero è qui.

Monday, May 18, 2009

Il limbo e la nottola di Minerva

Anche di "historical limbo" scrive Andrew Keen nel suo ultimo post. Il limbo in cui il nuovo non si vede ancora e il vecchio, per quel che riguarda i giornali (ma non solo), si vede che se ne sta andando. Di questo limbo, nel quale un pensiero adeguato delle tecnologie ancora non si vede e forse non può vedersi perché ha bisogno del tramonto e qui il tramonto non arriva mai, ho scritto sul prossimo Reset in uscita tra qualche giorno. "Twitter, i giornali e la nottola di Minerva" è il titolo.

EUROPEE - FACEBOOK OSCURA MAURO PALMA (SINISTRA E LIBERTA')

Ricevo e pubblico volentieri.

EUROPEE - FACEBOOK OSCURA MAURO PALMA (SINISTRA E LIBERTA')
Come se non fosse mai esistito. Così, di punto in bianco e senza motivo, Facebook ha disabilitato e oscurato il profilo personale del presidente del Comitato europeo contro la tortura Mauro Palma, candidato indipendente alle europee di giugno per "Sinistra e Libertà". Senza nessun preavviso e comunicazione, il popolare social network ha cancellato dal 14 maggio scorso tutti i dati del professor Palma, impegnato in questi giorni in Argentina per una laurea honoris causa per la difesa dei diritti umani all'università di Buenos Aires, impedendogli così di comunicare con i suoi "amici" via web. Tutte senza risposta finora le numerose email inviate all'unico, anonimo, indirizzo di posta elettronica disponibile su Facebook. Ad oggi e dopo quattro giorni di oscuramento del profilo non è stata ancora fornita alcuna spiegazione.

Thursday, May 14, 2009

Una battaglia culturale nell'epoca della riproducibilità tecnica

Sulla faccenda di Sarkozy e la nuova legge anti download francese non ho un'idea precisa, anche perché non ce l'ho in generale un'idea precisa sulla difesa del diritto d'autore nell'epoca della riproducibilità tecnica. Non scarico e non mi ha mai appassionato la questione. Un po' annuso le ragioni degli uni e degli altri e tant'è.

Certo, mi dico, che coloro che conducono la battaglia per il copyleft, quelli di Pirate bay, quelli che ci vorrebbe una nuova regolamentazione, si dovrebbero impegnare un po' di più a far capire le ragioni della loro impresa. Intendo, non tanto e non solo a quelli come me, che un po' le annusano quelle ragioni. Ma a quelli, e sono decine di milioni in Italia, che non sanno e non capiscono le logiche della rete, che sebbene aperti al nuovo non si capacitano del perché uno debba avere dei diritti a scaricare gratuitamente non tanto e non solo Beethoven che è un monumento e tutti dovrebbero poterlo ascoltare come si guardano le piramidi, ma anche la Pausini.
E non parlo di convincere la Carlucci. Ma per dire, anche una progressista estrema come la mia nonna quasi novantenne. Trovate argomenti che la sappiano convincere e andatela a trovare.

Tuesday, May 05, 2009

Scuola Mauro

Bello il discorso di insediamento di Mario Calabresi alla Stampa. Soprattutto la parte in cui descrive la sua filosofia per il giornale. Una filosofia che ricorda da vicino quella che ha appreso a piazza Indipendenza.

Cortellate ar core de Roma


Sbaglia il sindaco di Roma Gianni Alemanno a ritenere una “puncicata” a scuola figlia di un romanzo, di un film o di un telefilm. Le ragioni della violenza diffusa, palpabile ai semafori, nelle piazze il pomeriggio, ai muretti di ritrovo, in centro e in periferia, non è il parto di uno scrittore o uno sceneggiatore. Vero, sacrosanto. Altrimenti la saga del Padrino cosa avrebbe dovuto scatenare nel mondo? Ricordo ancora quando Giuliano Amato (da ministro dell’Interno, se non sbaglio) se la prese con i cantanti neomelodici napoletani che cantavano le gesta dei camorristi. Anche quella volta il moto per molti è stato quello del sorriso. Anche il mio, confesso.

Eppure, il riflesso condizionato che una parte pensante di questo paese ha di fronte al link messo da Alemanno è in parte miope, mi spiace, ma è così. D’accordo, «tutta la storia della letteratura, dal romanzo alla fiaba, è intrisa di violenza. È un modo per esorcizzarla, per allontanarla da noi» dichiara oggi Giancarlo De Cataldo, autore del romanzo capostipite, a Repubblica. Lo sappiamo, ma c’è qualcosa in più forse dietro la vicenda della fiction.

La metterei così: l’alterità della storia non è percepita.
La letteratura, l’arte in generale, esorcizzano perché mostrano la distanza dalla realtà, la mettono in mostra. Per dire, la violenza dei film di Kitano è ben chiaro che è violenza rappresentata, è molto difficile pensare che possa essere modello per qualche comportamento giovanile.
Nella fiction tv ispirata al romanzo di De Cataldo, la distanza tra l’immagine e la realtà è molto minore. Quasi nulla, e anzi, è uno dei punti di forza anche voluti da chi la realizzata, peraltro con grande successo.

Sarà per ragioni di tempo e di luogo (gli anni Settanta a Roma non sono poi così lontani) o per ragioni del mezzo (la televisione rispetto a cinema e letteratura normalizza), ma la percezione delle gesta della Banda della Magliana con quella sfrontatezza coatta dei romani, e che i “pischelli” romani del 2009 ben conoscono, sono molto meno mediate rispetto ai massacri ordinati da Vito Corleone.

C’è la stessa produzione di un’estetica, di un senso comune, di un look, che guarda in quella direzione. Il ritorno dei Ray-Ban a goccia o i giubbini di pelle stretti stretti. Ci vogliamo mettere anche la campagna di marketing virale per il lancio della serie lo scorso anno? Con molti ammiccamenti fascisteggianti? Filmati molto reality inneggianti alla mala romana (“Libanese uno di noi”). E la retorica della curva sud (e nord)? Una serie come quella coltiva l’immaginario, lo alimenta. Non solo rappresenta e racconta quello che fu, ma tende a flirtare con una identità ben presente oggi a Roma. Certo, il Dandi e il Libanese non sono la ragione e tantomeno le cause della violenza per le strade romane. Del morto ammazzato davanti al cornettaro all’Ostiense, delle coltellate in una scuola, dei cinesi massacrati alla fermata dell’autobus. Ma sono la normalizzazione di un altro letterario operata da una fiction di successo ormai quasi mainstream. Fa male a dirlo ma è così.

Monday, May 04, 2009

Bye bye

Italians

Wednesday, April 29, 2009

Beata gioventù

Monday, April 27, 2009

Fantasia al potere

Il segreto della felicità? Avere una sorella
Io mi chiedo se a Repubblica non si imbarazzano almeno un po' a fare questi titoli.

Sunday, April 26, 2009

Basta poco, che ce vo'

Per ragioni di varia natura, in questo periodo lavoro sulle cose più strampalate. Per dire, oggi mi sono imbattuto nella dimostrazione formale di Dio che Kurt Gödel ha dato qualche decennio orsono. Be', qui non è che si sia tanto per la quale lo stesso. Detto questo, se veramente uno riesce a essere convinto che Dio esiste grazie a questa paginetta striminzita di formule, sarebbe un bel problema per le gerarchie ecclesiastiche.

Wednesday, April 22, 2009

Proprio tutto il mondo è paese?

Poi uno dice "la globalizzazione", "l'omologazione delle culture", "l'occidente" ecc. Ve la vedete ambientata a piazza Navona 'sta storia?

A few weeks after I bought the device (Kindle, il lettore digitale di e-book prodotto da Amazon, ndr), I was sitting alone in a restaurant in Austin, Texas, dutifully working my way through an e-book about business and technology, when I was hit with a sudden desire to read a novel. After a few taps on the Kindle, I was browsing the Amazon store, and within a minute or two I'd bought and downloaded Zadie Smith's novel "On Beauty." By the time the check arrived, I'd finished the first chapter.
Il resto qui.

Com'è snob la mia campagna


Sono molto sensate le cose che scrive Giulio Mozzi a proposito dei manifesti del Pd usciti in questi primi giorni di campagna elettorale.
Aggiungerei che al solito, a sinistra, bisogna dimostrarsi più intelligenti, più sofisticati e più paraculi che altrove. Anche in un manifesto pubblicitario.

Tuesday, April 21, 2009

Neuro-entusiasmi

Neuroetica, neuroestetica, neurotelogia, ecc. Vedo che a Repubblica si appassionano paro paro alle cose che scriviamo noi http://tinyurl.com/cpxrn6.

Monday, April 20, 2009

Il grande occhio

Le altre "opere" qui.

Sunday, April 19, 2009

Hai un problema al centro? Ecco la soluzione

Generato qui.

Friday, April 17, 2009

Nel mezzo del cammin...

Paolo Concia (1963), Luca Sofri (1964), Ivan Scalfarotto (1965). Nasce la rete dei democratici di mezz'età.

Thursday, April 16, 2009

Ho sbagliato tutto

Quando ho smesso di giocare a baseball (1993, mi pare), eravamo arrivati in A2 con la mia squadra, la Lazio. Oggi scopro che la mia ex squadra si chiama Roma, data l'età si è data al softball (sì, esiste anche un softball maschile) e nel 2008 ha vinto il campionato italiano e fra un po' si va a giocare la Coppa dei campioni.

Spritz

Questo blog endorsa Flavio Zanonato quale capolista del Pd alle Europee nel nordest.

Misure

Quanto sono durati i giornali? Almeno 3 secoli. E Twitter quanto durerà? Se tutto va bene qualche anno. Eppure, ci si eccita molto. Prendendo per epocali, quelle che sono rivoluzioni annuali. (Un mezzo spunto, o meglio, una sintonia con l'ultima pagina di Pierluigi Battista sul Magazine del Corriere, anche se scrive del fallimento delle slot machine in Italia e non si è fatto un giro nei bar di Roma).

Wednesday, April 15, 2009

"Ambientalismo", una parola vecchia

Oggi ho comprato il primo numero di Terra quotidiano ambientalista di proprietà di Luca Bonaccorsi, quello di Left. Tentativo apprezzabile nell'epoca della crisi dei giornali quello di provare a intercettare il lettore di una nicchia, quella ambientalista, che dovrebbe essere per certi versi rinvigorita dalla stagione di vacche magre e di cinture strette. Peraltro, il primo impatto col giornale non è neanche sgradevole. Sembra un po' Metro ma con gli articoli più lunghi.
Eppure, strano a dirsi nell'epoca del global warming e della crisi economica, ho messo a fuoco quanto quel vocabolario, quel modo di essere sensibili alle questioni ambientali, della terra (e della Terra) ecc. sia vecchio. Pensateci. Pronunciate dentro di voi parole come "ambientalismo", "sole-che-ride", "verde". Qual è l'effetto? Su di me di tornare indietro di una ventina d'anni. Le vie della consapevolezza e del rispetto hanno preso altri linguaggi, altre parole, che fanno sembrare l'"ambientalismo" all'italiana una gonnellona a fiori con sotto gli zocchi. Vecchia e manco vintage.

PS. c'è anche una pagina sportiva in Terra. Nell'articolo dedicato alla scomparsa del pugile sordo D'Agata, l'occhiello rivela un certo spirito (pure un po' cinico):

Privo dell'udito e della voce, Mario D'Agata fu campione della categoria gallo e orgoglio azzurro dopo Primo Carnera. Se ne è andato la settimana scorsa, in silenzio.

Friday, April 10, 2009

Due is meglio che one/2

Ah, vedo che ieri le news di Repubblica.it andavano alla grande.

Thursday, April 09, 2009

La banalità del bene


L'Economist rilancia la proposta (proposta?) di Obama di un futuro senza armi nucleari. (Peraltro lo fa al solito con una copertina super chic).

Game over

I’ve always thought of him as the George Harrison of D&D.
A un anno dalla morte di Gary Gigax, se ne andato pure Dave Arneson padre con Gigax di Dungeons & Dragons. La citazione mi sembra poetica e appropriata.

A bocca aperta

Uno dice: fammi dare un'occhiata alle news che hanno messo su repubblica.it.


Roma, 15:49
FILOSOFIA: GIAMETTA, NIETZSCHE VOLLE UOMO LIBERO NON SUPERBO

La purezza della sua azione fu volta alla liberta' e responsabilita' dell'uomo, non alla superbia o alla fierezza: volle l'uomo libero, indipendente e responsabile, non superbo o fiero. Lo afferma il maggiore studioso di Friedrich Nietzsche, il 78enne filosofo napoletano Sossio Giametta che ha curato e tradotto in italiano tutte le opere del 'filosofo col martello'. "Capisco il tormento del Papa, ha tutti i buoni motivi per dire quel che ha detto di Nietzsche - attacca Giametta - la cui grande purezza morale non fu mai traguardata al piacere, quanto al sacrificio dell'uomo: la sua rivoluzione e' stata appunto questa, dare, rendere dignita' e responsabilita' all'uomo, non farlo superbo o fiero". Certamente Nietzsche, "qualche scivolone lo ha fatto - avverte Giametta - nell'epoca in cui e' vissuto vigeva quella corrente culturale che alimento' il nazismo e il fascismo: ma cio' accadde tardi e non intacca minimamente la sua purezza morale che, ripeto, fu quella di rendere l'uomo libero, indipendente e responsabile del proprio destino, della propria vita". Di Giametta e' in uscita 'Il volo di Icaro' e la passione per l'autore de 'L'Anticristo' non si e' mai appassita. "L'uomo e' chiamato a difendersi da se e le virtu' umane sono esaltate in pieno - conclude Giametta - perche' per Nietzsche l'uomo non deve prostrarsi all'illusione di qualcosa non c'e'".

(09 aprile 2009)Le altre news

Wednesday, April 08, 2009

Vita, morte e miracoli delle religioni


Uno dei più grossi intellettuali in circolazione sul pianeta, Jared Diamond, spiega come nascono, evolvono e muoiono le religioni e del perché alcune vincono su altre. Una lezione di un'ora e venti che, se uno avesse tempo da perdere, andrebbe vista. Trovata qui.

Monday, April 06, 2009

Il bue che loda le corna del vitello

A page from the new magazine, IL, from the Italian newspaper, 'Il Sole 24 ORE', that's pioneering new ways to process and absorb information.
Andrew Sullivan loda il modo in cui in Italia si sperimentano modi alternativi per fare i giornali.

Saturday, April 04, 2009

E chissene frega

Rudy è l'unico che sa che cosa è successo davvero la notte del 1 novembre in via Della Pergola 7. E invece di invocare il ritrovamento di bionde misteriose che a suo dire potrebbero confermare il fatto che aveva conosciuto Meredith qualche giorno prima della sua morte farebbe bene a decidersi a dire quello che sa.
Da Perugia, Meo Ponte, cronista di Repubblica, si spazientisce e perde di vista la distinzione tra fatti e opinioni.

Thursday, April 02, 2009

Reset 112


E' uscito il nuovo numero. E' l'ultimo grosso così.

Monday, March 30, 2009

Lascia che sia

Avevo l’impressione che questa trasformazione del mercato del lavoro avesse fatto la sua parte nel formare, nel moltiplicare o solo nel concentrare l’attenzione su una particolare psicologia, su un preciso tipo umano: esattamente consapevole della propria impotenza, di una dolcezza esagerata, pietoso, dolorosamente strafottente, ostinatamente impegnata a far passare per casuale ogni attività intrapresa, ogni passione. Ai miei occhi, commovente.
Carola Susani, nell'introduzione a Sono come tu mi vuoi, individua una nuova etica della precarietà per giovani, ma non troppo, che fanno i conti con solo un futuro a corto raggio, un futuro prossimo. Ma senza piagnistei e isterismi. Ci abbiamo scritto qualcosa qui.

Thursday, March 26, 2009

Come nei film americani


Il poliziotto buono e quello cattivo. Che poi si sa chi è quello che ti frega alla fine.

Sarò ingenuo

Leggo la lettera dell'on. Carlucci all'Espresso e mi chiedo: che interesse può avere a sviluppare una legislazione che incentivi e sviluppi la rete e le sue pratiche di condivisione, quindi di utilizzo, chi ha enormi interessi economici e non solo in un medium, la tv, in diretta concorrenza con internet? Non è il caso più eclatante di conflitto di interessi?

Semantica della vita

Ecco, signor ministro, mi piacerebbe tanto sapere che cosa intende lei con la parola vita. E non sa come mi piacerebbe, un giorno di questi, senza fretta, aprire i quotidiani e leggere una sua dichiarazione: ”Con questo provvedimento non sarà più possibile un caso Vincenzo C.” Perché lei, di suo pugno, avrà redatto e difeso a spada tratta una legge che protegga i cittadini che non hanno di che sfamare la famiglia.
Marco Cattaneo argomenta meglio quanto pensavamo stamattina a proposito della dichiarazioni di Sacconi.

Dilemmi

«Mai più un altro caso Englaro» si dice (per esempio il ministro Sacconi) dopo l'approvazione della legge sul testamento biologico. La cosa andrebbe sciolta per continuare a capire bene con che legge si ha a che fare d'ora in avanti. Dite chiaramente cosa intendete con l'espressione «caso Englaro». Si tratta del fatto che una persona rimane per 17 anni appesa a una cannula senza speranza oppure che dopo 17 anni il padre e i giudici reputano legittimo che una persona possa finirla lì con la sofferenza? Se non si risponde, si ciurla nel manico dell'opinione pubblica.
Come in molte altre occasioni, l'ambiguità consapevole con cui si usano alcuni termini produce mostri.

Wednesday, March 25, 2009

Grande festa

Ieri primo accesso a questo blog da un iPhone e dal Kazikistan (o come diavolo si scrive).

Tuesday, March 24, 2009

"I grew up believing Labour was the party of the working man, and I still believe that"

Superba chiacchierata tra Alex Ferguson, manager del Manchester United e Alastair Campbell, ghost writer di Blair. Leggete qui e immaginate un allenatore italiano che dice queste cose:

All my life I’ve seen Labour as the party working to get better health care for ordinary people, and the Tories really only caring about the people at the top. The NHS is definitely better after 12 years of Labour.
E ancora:
AC: If Gordon was a footballer, where would he play?

AF: Central midfield.

AC: Tony?

AF: Striker.
Tutto qui, sul New Statesman.

Autarchia informativa

Scrive Luca Sofri:

Qualcuno, tempo fa, aveva acutamente notato come il proliferare di servizi e funzioni che aiutano a trovare cose noi affini abbia una forte controindicazione. Parlo dei “se ti piace questo allora prova questo”, dei modi che hanno iTunes, Amazon, o molti altri, di “personalizzare” l’offerta sulla base di ciò che siete e fate e scegliete, dei “suggerimenti”, eccetera.
La controindicazione è che finiamo per selezionare e frequentare un mondo in cui il tasso di sorprese, scoperte, incontri col diverso, sia molto ridotto. Molto dei nostri gusti e dei nostri interessi è invece fatto di cose che abbiamo incontrato per accidente, e che anzi prima avremmo mai immaginato ci incuriosisse. Ognuno avrà i suoi esempi.
Qualche giorno fa sul New York Times Nicholas Kristof ha fatto una riflessione simile rispetto alla personalizzazione delle informazioni e delle news: il “Daily me”. Finiamo per leggere solo cose con cui siamo d’accordo.
Aggiungerei: non solo. Tendenzialmente finisce anche l'idea che esista un'opinione pubblica, che verrebbe sbriciolata in tante opinioni private, magari anche molto competenti (i cosiddetti "tecnici" hanno opinioni private altamente specializzate), ma completamente staccate dalla vita pubblica e ininfluenti nella vita democratica. Che era un po' quello che si scriveva qualche giorno fa.

Monday, March 23, 2009

Forse non tutti sanno che

Torino è la città italiana dove ci sono in percentuale più romeni: 1 su 10 cittadini. Oggi ne scrivo sul Corriere della sera - Economia. Poi, se trovo da qualche parte l'articolo, lo linko.

Update: eccolo qua.

Saturday, March 21, 2009

Se fossi iscritto voterei per lei in ottobre

Friday, March 20, 2009

Da dove cominciamo?

L'esistenza della vita altrui è un grande arcano e oggi, dimenticando tutto questo, si discute con convinzione per stabilire quando la vita incominci e quando finisca! Di più: si ritiene che non ci sia niente, o più niente, da dire intorno al significato dell'«incominciare» e del «finire», e a questo punto l'inadeguatezza tocca il fondo. Dalla quale non sanno liberarsi né scienza, o cristianesimo e altre forme religiose, né arte e filosofia.

Emanuele Severino deve aver letto e meditato quanto scritto qui. Oggi sul Corriere della sera scrive un bel pezzo sulla "congettura uomo”, assunto indiscusso di scienza e religioni.

Wednesday, March 18, 2009

Web, tze'

Leibniz associa l'ultima querelle che ha appassionato i vip della blogosfera italiana con il libro di Andrew Keen in uscita tra un po' anche in Italia.
E mi sono ricordato che lui aveva intervistato Keen per Reset.

Verso la scomparsa dell'opinione pubblica?

E se di colpo i giornali sparissero dalla faccia della Terra? Se rimanesse solo la rete così come la conosciamo ora o come ora possiamo immaginarcela per il futuro prossimo? Forse un interrogativo banale ma che andrebbe tenuto in conto soprattutto quando ci si entusiasma per la prossima (e sembra proprio definitiva) crisi della carta stampata.
In fondo, i giornali per come li abbiamo conosciuti noi, sono stati lo strumento su cui si è incardinata negli scorsi due secoli e mezzo la discussione pubblica, il confronto tra le idee, l'articolazione di una opinione pubblica, elemento chiave delle democrazie. Il giornale quotidiano ha permesso di avere un'idea, e di farla valere, proprio in quanto generalista. Posso dire la mia sulle centrali nucleari, sulla fecondazione assistita, sul sondino gastrico, sull'intervento in Iraq, proprio perché esistono e sono esistiti giornali che hanno più o meno raccontanto come stessero le cose, hanno rappresentato varie posizioni in campo.
“Uso pubblico della ragione” lo chiamava Immanuel Kant, contrapponendolo all'uso privato, ovvero quello dei tecnici, degli addetti ai lavori, che è all'opera nel campo specifico che si domina (l'ingegneria per l'ingegnere, la strategia militare per lo stratega, la fisiologia umana per il fisiologo, ecc.). I giornali, soprattutto quelli generalisti, hanno permesso l'uso pubblico della ragione, ossia hanno dato modo ai non addetti ai lavori - quali noi tutti siamo nella maggior parte dei casi - di partecipare, di esprimersi, su temi dei quali ne andava della nostra vita nella comunità.
Ora, se di punto in bianco tutto ciò sparisse? Quali strumenti rimarrebbero per costruire una consapevolezza pubblica, condivisa, dialogica, aperta, delle questioni che riguardano il presente e il futuro delle nostre società?

Tuesday, March 17, 2009

Economisti, tze'

My rosy scenario is that a better economic environment will develop, a low-debt, robust growth world, in which whatever is fragile will be allowed to break early and not late.

My nightmare scenario is that the government saves Citibank once again, as well as the other banks, and business resumes as usual. Then, the next time the system breaks, it breaks much, much bigger.
Nassim Taleb, quello del Cigno nero, in un'intervista sul Washington Post dice la sua sulla crisi in corso e le soluzioni prospettate dal presidente degli Usa. E se la prende con quelli che non hanno saputo prevedere il crash.

Sunday, March 15, 2009

La questione dell'essenza

Sembra ovvio ricorrere alle scoperte della genetica per definire il passaggio da feto a persona, ed è in termini biologici che si può fissare il momento in cui un vecchio torna a essere solo corpo e non più persona. Nel fare così, tuttavia, non ci accorgiamo delle conseguenze devastanti di quello che decidiamo di «dare per scontato».
Così Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà sul Domenicale del Sole24ore anticipano il loro libro in uscita in questi giorni, Neuro-mania. Uno psicologo e un neuropsicologo mettono in luce tutto il non detto, il trascurato, il dimenticato, il tralasciato per ignoranza, del dibattito sulle questioni «eticamente sensibili». Si tratta di un tema a cui si è già accennato da queste parti. In sintesi che il cervello non pensa e che il corpo non vive e non muore.

La geografia della crisi

Sul numero di marzo di The Atlantic, Richard Florida prova a descrivere l'impatto che la crisi economica avrà sulla geografia degli Stati Uniti. Ci saranno città che si svuoterammo - Detroit è una di queste - altre che si riempiranno ancora di più - la rete New York, Boston Washington - altre ancora che dovranno inventare un nuovo core business metropolitano per cambiare in corsa la loro natura e salvare la pelle. Un caso che sta riuscendo bene in questo senso, spiega il guru della creative class, è quello di Pittsburgh che un tempo era un polo di grandi acciaierie (ricordate Flashdance?) e ora si sta trasformano in oasi per i creativi a stelle e strisce. Ci sono Stati a rischio svuotamento, come la Florida.
Oggi scopro lo studio di Standard & Poor's sull'andamento dei prezzi delle case nelle principali città Usa. Numeri che andrebbero letti nella stessa prospettiva indicata da Florida.
Ecco, non sarebbe male fare lo stesso studio per l'Italia.

Celodurismo, addio

"Viagra alle stelle al Nord". Il deputato della Lega Caparini: l'uso del medicinale è tre volte superiore che nelle regioni del Mezzogiorno
La Repubblica

Saturday, March 14, 2009

Mettersi l'anima in pace

Any experiment, though, designed to provide new models for journalism is going to be an improvement over hiding from the real, especially in a year when, for many papers, the unthinkable future is already in the past.
For the next few decades, journalism will be made up of overlapping special cases. Many of these models will rely on amateurs as researchers and writers. Many of these models will rely on sponsorship or grants or endowments instead of revenues. Many of these models will rely on excitable 14 year olds distributing the results. Many of these models will fail. No one experiment is going to replace what we are now losing with the demise of news on paper, but over time, the collection of new experiments that do work might give us the reporting we need.
Chi non vuole vedere che i giornali, almeno per come li conosciamo, moriranno a breve, vuole sentirsi dire una bugia. Scrive così Clay Shirky in un lungo e approfondito post sul futuro della carta stampata. La morale: per ora bisogna provarle tutte per trovare la strada giusta e solo chi vivrà vedrà.

Friday, March 13, 2009

Altro che Locri

Questa storia che Giovanni Strangio, sanguinario boss della 'Ndrangheta appena catturato ad Amsterdam, abitasse a Kaarst è incredibile. A Kaarst ci ho vissuto per sei mesi una quindicina di anni fa, ed è un paesotto in una delle zone più brutte del pianeta, quella pianura che va da sopra Bonn fino a Essen, desertificata dai bombardamenti americani durante la seconda guerra mondiale. Periferia di Neuss che a sua volta è periferia di Dusseldorf, nodo di quella megalopoli che è la Renania-Westfalia del nord. Gelido, grigio, inospitale, insomma non un posto per rifugiarsi e godersela.

Thursday, March 12, 2009

Un bambino cattivo

Certo che il Charlie Brown di Frank Miller fa veramente paura.

Wednesday, March 11, 2009

Italiani all'estero

Le lagnanze della blogosfera italiana (scil. Beppe Grillo) su Boing Boing.

Tuesday, March 10, 2009

Deconstructing Journalism

The issue is not saving newspapers. The issue is, among other things, seeing that good journalism survives.
Lo ripete pure Dan Gillmor il mantra con cui ormai si chiude qualsiasi articolo si scriva sulla crisi dei giornali e sui modi per uscirne. Come se si potesse salvare l'uno senza cambiare di molto l'altro. Eppure, distinguere il giornalismo, il "buon giornalismo", dal supporto che lo trasporta, sarà pure un modo ottimistico per non cadere nello scoramento ma, almeno qui, non ci toglie alcune perplessità. Ci vorrebbe un novello Jacques Derrida che si mettesse di buzzo buono a decostruire la distinzione tutta metafisica tra giornali e giornalismo, tra informazione e carta stampata, tra tg e televisione. Prima o poi arriverà un filosofo della notizia che farà i conti con quella dicotomia, figura contemporanea del forma-materia del tempo che fu.

I poli non si sciolgono, anzi

Il vizio che aveva denunciato lui, tende a ritornare. Oggi, Repubblica strilla in prima:

Clima, il grande duello tra scienziati e negazionisti
Duello? Grande? Pare che la discussione tra chi crede al riscaldamento globale e chi pensa sia una bufala sia sempre lì. Poi, vai a vedere nelle pagine interne e il titolo sui negazionisti ti tranquillizza che le cose stanno come sapevi, anche per quel che riguarda la stampa italiana (polarizzate, polarizzate, qualcosa resterà):
Pochi, isolati e senza fondi
il raduno dei “meteoscettici”

Saturday, March 07, 2009

Carta straccia/5


Bello il nuovo numero d'Internazionale. Il reportage dall'Islanda e soprattutto la copertina che raccoglie e traduce un po' delle cose che avevamo segnalato qui negli ultimi tempi sul dibattito acceso e molto interessante che in America riflette intorno al futuro dei giornali e dell'informazione.
Riflessioni, inchieste, idee, che se guardate dall'Italia, sembrano distanti anni luce, come se da noi non fosse il caso di occuparci della fine imminente dei giornali.
Poi uno si sorprende che a Repubblica hanno cambiato e ridotto la gabbia grafica senza ridurre anche le dimensioni della carta.

Friday, March 06, 2009

Non tutte le ciambelle escono col buco

Per quel che vale e senza attribuirgli rilevanza statistica, gli utenti che usano il browser di Google Chrome e arrivano su questo blog sono veramente pochini (1,48%).

Neuroetica


Io penso che abbia ragione Umberto Eco quando dice che la nostra mente si estende oltre il cervello, cioè noi pensiamo utilizzando i nostri corpi per intero.
Oggi sul Venerdì di Repubblica si parla di come le neuroscienze hanno influenzato l'etica e di quale etica possa venire fuori dallo studio del cervello. Ho fatto un po' di domande a lui, autore di questo libro.

Wednesday, March 04, 2009

Dopo Sanremo, conquistano La Sapienza

Oggi ho messo 30 a una di Amici.

Un giornale per vecchi

Da oggi, infatti, accogliendo le richieste di moltissimi lettori, “Repubblica” ingrandisce il testo dei suoi articoli, riducendoli di conseguenza di qualche riga, in modo che l´uso del giornale sia più semplice e immediato.
Da Repubblica di oggi, sugli aggiustamenti grafici e di dimensioni del giornale.

Ma di quale tv parla Baricco?

Uno dei punti sostanziali dell'articolo di Alessandro Baricco uscito la scorsa settimana e citato, commentato, critica, è riassunto oggi su Repubblica in una nuova puntata del dibattito. Scrive Baricco:

Spostare l'attenzione, le intelligenze e le risorse su scuola e televisione perché è proprio lì che in questo momento si combatte la battaglia per la difesa dei gesti, dei valori e del patrimonio della cultura.
Tutto vero, il campo di battaglia è lì e là. Però, io mi chiedo: ma non sono proprio scuola e tv pubblica che ricevono milioni e milioni di euro affinché siano anche agenzie che fanno cultura? Non è proprio per vedere Carmelo Bene o la Turandot che pago il canone televisivo? E non pago tasse e rette scolastiche anche per far sì che i miei figli sappiano qualcosa in più su teatro o lirica?

Allora, mi chiedo anche, non sarà che invece di spostare quei soldi pubblici che già ci sono da una parte all'altra, si tratta invece e in primo luogo di usarli per benino?

Tuesday, March 03, 2009

Orsi di tutto il mondo, uniamoci


Il pelo è una forma di resistenza. All'estetica. A una società uniformata, coercitiva, iper-standardizzata. E' anche un modo per lottare contro il corpo sarkosiano, liscio, atletico, che vuole cancellare ogni asperità e ogni conflitto impedendo a ogni pelo di spuntare
Un filosofo del corpo, citato da Maria Laura Rodotà oggi sul Corriere della sera, sostiene che l'antisarkozismo passa attraverso l'obiezione alla lametta. Visti i sondaggi odierni, Franceschini potrebbe pensarci a farsi crescere un paio di baffetti, hai visto mai che a ottobre si porti dietro anche i fedeli del baffino.

Sul fronte interno di questo blog, noi ci si è attrezzati da tempo.

Friday, February 27, 2009

Cos'è una notizia

E' tempo di aggiornare il famoso esempio dell'uomo che morde il cane.

Wired Italia

A me il nuovo Wired all'italiana non è che faccia impazzire. La copertina è bella, tiene. All'interno, la grafica non regge il confronto con l'originale (mi ricorda un po' Happy Web). Però è “erto”, e questa è stata una bella sorpresa. Come una sopresa è stata la rapidità con cui ti arriva nella buca delle lettere, solo qualche giorno dopo l'uscita in edicola.
A proposito dell'intervista di copertina con la Montalcini. Penso che Paolo Giordano sia un po' acerbo (o sopravvalutato, a seconda dell'accento che si vuol dare), tutte le cose che ha scritto dopo il libro, per esempio le doppie paginate sul Corriere della sera, non valgono il prezzo del biglietto. Il suo incontro con la centenaria è suggestivo. Ma va detto che è difficile non emozionarsi e rimanere a penna asciutta mentre si parla con quella signora.

Wednesday, February 25, 2009

Commenta la notizia?

Friday, February 20, 2009

Come titillare il puttaniere che è in te

La celebre colonna di destra di Repubblica.it oggi ne fa una squallida. Diciamo che non è che si segnali spesso per cose di livello, ma oggi è veramente evidente. Sullo stesso giornale che qualche giorno fa pubblicava il condivisibilissimo articolo di Natalia Aspesi sui rischi dell'essere donna, decidono di mettere qualcosa che fa un po' schifo.
Una galleria di volti di prostitute di Las Vegas che la didascalia definisce "regine del sesso" (quella americana "most prolific prostitutes"). Si tratta di foto segnaletiche che ritraggono ragazze un po' piste, impaurite, stanche morte, che non è ben chiaro perché dovrebbero interessarci. O meglio, forse lo è, perché quei volti sono la parte per un tutto, un corpo immaginato e una pratica (di sesso) evocata. E, sospettano a Repubblica, sognata da molti lettori. Non solo prostitute, ma pure quelle che ci danno più dentro! Che sballo!

Repubblica scrive a commento delle foto:

La pubblicazione ha naturalmente creato un acceso dibattito negli Stati Uniti: è etico o no divulgare volti, nomi e cifre dell'operato delle cinquanta prostitute? Così è stato e in questa galleria pubblichiamo le foto delle più "prolifiche signorine della notte".
Sulla Cristoforo Colombo ci sarà pure stato il dibattito, ma si capisce chi l'ha vinto.

A Paolo quel che è di Paolo

Mi sembra di essere in un altro mondo. Io e Castaldo avevamo scritto per anni che la musica a Sanremo non aveva diritto di cittadinanza. E invece, in barba a Baudo, Bonolis ha riportato la musica in scena, la musica in primo piano, la musica vera. Dalla che canta 4/3/43 sullo stesso palco di tanti anni fa, Bacharch, il supergruppo, Vecchioni, un leggendario Pino Daniele, e poi dei giovani, molti dei quali in gamba. E’ un successo, va dato atto a Bonolis di aver proposto il miglior festival a memoria d’uomo….
voto 9
Pare che sia stata una gran serata ieri a Sanremo. (Un filo lunga?)

Thursday, February 19, 2009

Dove eravamo rimasti?

Nessuno può farcela

Un uomo nuovo emerge dalle primarie a Firenze; non ricordo neanche come si chiama, ma qualcuno già parla di lui come leader nazionale: non siamo più ai rincalzi, alla primavera, al vivaio giovanile. Siamo ai pulcini.
Su Soru, sul Pd, su Berlusconi, sul futuro: le cose più sensate, amare ma sensate, le ha dette Niki Grauso.

Wednesday, February 18, 2009

Lo dico tutti compagni della mozione A.Nazzari

L'eterno ritorno dell'uguale.

Tuesday, February 17, 2009

Quello lo conosco

Nel giorno in cui il Manifesto buca, suo malgrado, la notizia, Matteo Bartocci firma il suo primo editoriale. Bravo Matte'.

Monday, February 16, 2009

L'importanza della lingua

Soru sta perdendo ed è un peccato. Soprattutto per questo.

Sorpasso

Vogliamo dirlo che da qualche tempo in qua, Repubblica.it sta peggiorando di molto la sua qualità e Corriere.it la sta migliorando?

La penna isbigotita

Alberoni legge questo blog. Anche se poi chiude in alberonese. Fiuu.

Saturday, February 14, 2009

Il caso Englaro e le questioni di senso

Una cosa che forse andrebbe detta, a margine della vicenda Englaro e dei suoi mille risvolti, è la difficoltà in Italia di pensare in maniera autonoma e laica questioni generali, molto generali, quelle che qualcuno definirebbe “questioni di senso”. Per un verso legate al qui e ora ma per altro interrogativi che l’uomo da sempre si pone. Che ci facciamo qui? Da dove veniamo? Che senso ha vivere? E morire? E amare? Ecc.

Da una parte c’è la Chiesa, non solo quella cattolica, col suo prontuario di risposte con una dogmatica nella quale a ogni dubbio sul senso delle cose ha subito pronta una soluzione ad hoc. Ovviamente, per loro natura, queste risposte sono degne di fiducia, bisogna crederci, avere fede per l’appunto. Ma dall’altra parte? Chi quella fiducia non ce l’ha? Per ora, e il caso di Eluana non è che l’ultima dimostrazione, si invoca la libertà dei singoli di determinare il proprio destino e ci si appella al tempo stesso a quello che la scienza dice.

Il punto che vorrei mettere in evidenza è che così facendo si rimuovono alla radice le domande cui sopra. Nessuno si preoccupa di porre la questione di cosa significa stare al mondo per un non credente. Magari anche adombrando una risposta dubbiosa, critica, perplessa. Magari anche solo per porre la domanda e basta.

Prendiamo, la questione della vita e della morte. Il papa sappiamo come la mette. La vita è indisponibile perché è un dono di dio. Passo e chiudo. La scienza come si comporta? Descrive. Dice che l’alimentazione e l’idratazione non è autonoma, che c’è qualche segnale elettrico nel cervello ecc. Ma non fa, per sua essenza non può fare, il salto interpretativo e chiamare tutto questo “vita” o “morte”. La scienza non dice quando un essere vivente è morto. Quello lo fa discorso che direi filosofico, o più in generale, culturale. È un solo un dato culturale che ci dice se un corpo senza coscienza (o con pochissima e intermittente) è il corpo di una persona morta. La scienza, la tecnologia può al più portare la “fotografia” dell’fMRI di un cervello, ma non può dire se quel cervello è vivo o morto (certo, lo scienziato lo può fare ma non in quanto scienziato, utilizzando categorie non scientifiche).

Sempre più casi saranno analoghi a quello di Eluana. Molti dei nostri organi possono e potranno sempre più essere vincolati con la tecnologia per procrastinare la nostra dipartita. E questo chiede una risposta normativa ma, io credo, non solo normativa.
Al di là del significato del peso economico che tutto ciò avrà sul bilancio futuro della sanità, non sarebbe il caso di ripensare in questa prospettiva proprio i termini di una questione? Per esempio, iniziando col dire che vita e morte non sono dati, basi di partenza di una discussione, ma piuttosto punti di arrivo, sebbene transitori, di un ragionamento.