Scrive Luca Sofri:
Qualcuno, tempo fa, aveva acutamente notato come il proliferare di servizi e funzioni che aiutano a trovare cose noi affini abbia una forte controindicazione. Parlo dei “se ti piace questo allora prova questo”, dei modi che hanno iTunes, Amazon, o molti altri, di “personalizzare” l’offerta sulla base di ciò che siete e fate e scegliete, dei “suggerimenti”, eccetera.Aggiungerei: non solo. Tendenzialmente finisce anche l'idea che esista un'opinione pubblica, che verrebbe sbriciolata in tante opinioni private, magari anche molto competenti (i cosiddetti "tecnici" hanno opinioni private altamente specializzate), ma completamente staccate dalla vita pubblica e ininfluenti nella vita democratica. Che era un po' quello che si scriveva qualche giorno fa.
La controindicazione è che finiamo per selezionare e frequentare un mondo in cui il tasso di sorprese, scoperte, incontri col diverso, sia molto ridotto. Molto dei nostri gusti e dei nostri interessi è invece fatto di cose che abbiamo incontrato per accidente, e che anzi prima avremmo mai immaginato ci incuriosisse. Ognuno avrà i suoi esempi.
Qualche giorno fa sul New York Times Nicholas Kristof ha fatto una riflessione simile rispetto alla personalizzazione delle informazioni e delle news: il “Daily me”. Finiamo per leggere solo cose con cui siamo d’accordo.
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