Thursday, January 29, 2009

Padri

La rivista Granta dedica un numero a padri e figli. Qui il ritratto che Jonathan Lethem fa di Richard.

The picture floats. Someone took it in the Seventies, but the white backdrop gives no clue. My dad owned that wide-lapel trench coat for fifteen or twenty years, typical thrifty child of the Depression. (He probably tried to give it to me at some point.) The beard’s trim narrows the time frame slightly, that rakish full-goatee. So often in later years he wouldn’t have bothered to shave his jaw to shape it. Put this in the early Seventies. Somehow it floated into my collection of paper trinkets, ferried off to college, then to California for a decade. The only copy. By the time I showed it to my father, last week, he hadn’t seen the photograph for thirty-odd years. He couldn’t be sure of the photographer, guessing at three friends with comically overlapping names – Bobby Ramirez, Bob Brooks, Geoff Brooks. (I remember all three of them, beloved rascals from my parents’ hippie posse.) He settled at last on Geoff Brooks. The picture was never framed, nor mounted in an album, just shifted from file cabinet to cardboard box to file cabinet all this time. A scrap of Scotch tape on the left corner reminds me I had it taped up over a desk in Berkeley. In a family that, after my mother’s death, scattered itself and its memorabilia to far corners of the planet, and reassembles now sporadically and sloppily, the picture’s a survivor. But I’ve lived with it for thirty years, gazed into its eyes as often, strange to say, as I have my father’s living eyes.

And it shows Richard Lethem as I dream him, my idol. His Midwestern kindness, prairie-gazer’s soul, but come to the city, donning the beatnik garb, become the painter and poet and political activist he made himself, a man of the city. When I first knew my parents they were, paradoxically, just the two most exciting adults on the scene, part of a pantheon of artists and activists and students staying up late around the dinner table and often crashing afterwards in the extra rooms of the house. My parents were both the two I had the best access to and the coolest to know, the hub of the wheel. I wasn’t interested in childhood, I wanted to hang out with these guys. The picture shows my dad meeting the eyes of a member of his gang, both of them feeling their oats, knowing they were the leading edge of the world. I wanted him to look at me that way. He often did.

Wednesday, January 28, 2009

Sentirsi un pipistrello oggi

Come ci si sente in compagnia del papa? «Non credo che l’anti-relativismo per essenza appartenga alla religione e solo a essa. Credere che esista una ragione e una verità oggettiva non significa affidarle a una religione, a una garanzia fondata sulla fede»
Un paio di domande a Thomas Nagel di passaggio a Roma. Sul Papa, Richard Dawkins e la filosofia oggi.

Tuesday, January 27, 2009

L'amica Sigurdardóttir

Qui si aspetta con curiosità il primo vertice italo-islandese e l'imbarazzo del nostro primo ministro nell'incontrare la sua dirimpettaia, prima premier gay-lesbo della storia.

Coccarda rossa

Concita De Gregorio tiene un blog sull'Unità. Un blog nel quale ci sono soli (non so se tutti, ma soli di certo) gli "editoriali" che pubblica a pagina 2 del quotidiano che dirige.
Ora, mi chiedo, anche in virtù del fatto che l'Unità si trova in pdf tutti i giorni sul sito e che quindi se uno se lo vuole leggere può farlo, perché tenere aperto 'sto spazio?

Monday, January 26, 2009

E ora le scimmie di mare

Il Corriere rinverdisce una gran pagina di letteratura: quella finale di Diabolik. Lui aveva iniziato a ricordare.

Reset 111

Sunday, January 25, 2009

Impressionisti reloaded


C'era una volta Claude Monet. Adesso c'è Eric Joyner. (Scoperto qui).

Saturday, January 24, 2009

Nichi, l'olandese volante (ah, no, quello era su Radiomontecarlo)



Presentato il logo del nuovo partito di Nichi Vendola, Rifondazione per la sinistra (che creativi, eh?). Eppure il simbolo mi pare di averlo già visto da qualche parte...

Friday, January 23, 2009

L'anima del McWorld

The struggle for the soul of capitalism is, then, a struggle between the nation's economic body and its civic soul: a struggle to put capitalism in its proper place, where it serves our nature and needs rather than manipulating and fabricating whims and wants. Saving capitalism means bringing it into harmony with spirit--with prudence, pluralism and those "things of the public" (res publica) that define our civic souls. A revolution of the spirit.
Is the new president up to it? Are we?
Il partito della decrescita, del "consumare meno, consumare tutti" si fa largo anche in America. Benjamin Barber, quello di Jihad vs. McWorld, suggerisce quale dovrebbe essere il compito principale per Barack Obama, soprattutto per la coincidenza della sua elezione con la crisi finanziaria ed economica. Spiega che ci vorrebbe una rivoluzione dello spirito, guardando fuori dall'economic box e per cambiare la cultura di un popolo. L'obiettivo non è superare il capitalismo ma modificarlo profondamente.
Tuttavia, nota Barber, il team di economisti scelto dal nuovo presidente non sembra orientato in questo senso.

Carta straccia/4

We have to be brutally honest with a final, crucial question: Even in our democracy, are there enough people out there who care whether the light of serious journalism is allowed to fail?

Da tempo ho la sensazione che, al di là della retorica, la morte dei giornali preoccupi perlopiù quelli che nei giornali ci vivono. Una sorta di riflesso della (ops) casta dei giornalisti che, comprensibilmente, si preoccupa di perdere il posto. Tutte le belle parole sui quotidiani quali strumento della democrazia, anima dell'opinione pubblica, sembrano sempre più la glassa intellettuale che ricopre una gran paura di finire a casa.
Oggi leggevo opinioni simili qui.

Thursday, January 22, 2009

Iconologia/2


Ma vi sembra che uno può pubblicare quest'immagine per illustrare un qualcosa di diverso dalla definizione di "pixel"?

Tuesday, January 20, 2009

E' che so' americani

Che uno si trovi a leggere - pure ammirato - il sito del governo di un dato paese X fa già impressione. Che poi ci si trovino pagine come questa sui diritti civili fa veramente impressione. Fatevi un giro su quello italiano, tanto per fare un confronto (e non si pensi che la colpa è dell'attuale governo: quello di Prodi era anche peggio).

Da Harry Potter alle Confessioni di Agostino

La lista dei libri letti dal nuovo presidente Usa ricostruita in maniera semi-scientifica.

Monday, January 19, 2009

A onor del vero

L'opinione pubblica resisterà alla Rete? Questione annosa e ormai classica nel dibattito intorno ai cambiamenti che Internet ha imposto ai modi della comunicazione di massa. Qui ce ne siamo già occupati qualche volta (per dire, la chiacchierata con Howard Rheingold), un tema che tornerà in una bella intervista a Seyla Benhabib sul Reset in tipografia giusto in questi giorni.
Sul Corriere di oggi, Gianni Riotta affronta il vulnus di petto e siccome ha studiato filosofia (anche se dirige il Tg1) ci infila una serie di pensieri che vorrebbero essere filosofici per arrivare a dire che il web, i blog, la partecipazione ecc. sono il trionfo tecnologico delle premesse della filosofia postmoderna. La definizione di verità di Alfred Tarski ("la neve è bianca" se e solo se la neve è bianca) sconfitta da quella di Rorty (la verità è un effetto del potere). Dove la prima è la posizione del buon senso, l'altra delle tenebre del non senso. Insomma, cosa già sentite non solo nelle facoltà di filosofia ma anche nei giornali di questi anni. Una posizione discutibile, quella di Riotta, ma legittima.
Quello che sembra invece poco accettabile per uno che ha studiato filosofia (e che pure se la mena molto per questa sua gran formazione) sono la quantità di contraddizioni e paradossi davvero imperdonabili con cui conclude il suo pezzo. Verità parziali, verità degne e indegne, verità proprie e quelle degli altri, insomma, un guazzabbuglio nel quale un qualsiasi studentello avrebbe gioco facile a dire "Gianni, non va". Leggiamo e meditiamo:

Perché i postmoderni hanno torto, la verità esiste, come la realtà, a patto di non considerare la nostra verità e la nostra realtà le uniche degne. Se ce ne persuaderemo, conosceremo una verità, sia pur parziale, e la verità ci renderà liberi. Sapere guardare alla verità degli altri e comunicare la nostra con spirito equanime è la rivoluzione dei contenuti che squasserà il XXI secolo. L'alternativa sono le tenebre, sia pure on line.

Poi chiudiamo il giornale, ci mettiamo a guardare il Tg1 e continuiamo a chiederci quand'è che la neve è bianca.

Friday, January 16, 2009

The remains of a bird

Snarge
The residue smeared on an airplane after a bird/plane collision. The snarge is generally all that is left of the bird. Every day numerous samples are taken off of airplanes and sent in for DNA testing to help map out what kinds of birds are colliding with airplanes. Both the FFA and military have a vested interest in these results.

Lo diceva sempre il vecchio De Mauro che l'inglese è una lingua lessicografica, ossia che supplisce alla grammatica sempliciotta con un bel po' di parole in più. Ma non pensavo che si arrivasse fino a questo punto di cinismo.

Tutti gli uomini (e le donne) del presidente

Quelli che guideranno l'America per i prossimi quattro anni. (Il titolo era facile).

Thursday, January 15, 2009

Mappe per caso

Certo, il corno d'Africa è un po' più su, ma, insomma, ci si può stare. Supporti sui generis per cartine geografiche particolari. (trovate qui grazie a lui).

Wednesday, January 14, 2009

Con un pan di stelle in mano

La vicenda di Genova e dei suoi bus atei non è che mi avesse avvinto particolarmente. L'unica cosa che mi aveva colpito di quella pubblicità era che ci fosse una virgola di troppo. Stamattina però ho scoperto questo post e mi è venuta qualche osservazione, così tra un pan di stelle e l'altro*.

La sensatezza di espressioni come "Dio esiste" e "Gli asini volano" è equivalente, hanno, va da sé, entrambe senso. In entrambi i casi capiamo benissimo cosa si intende con quelle stringhe di parole.
Il problema vero sta con la verità di entrambe. E con le condizioni attraverso cui si verifica la loro verità. La seconda è banalmente falsa, nella maggiorparte dei contesti con cui abbiamo quotidianamente a che fare, perché non esiste un fatto che la verifichi e soprattutto perché nessuno è disposto a salire su un asino e aspettare che quello decolli.
Per quel che riguarda "Dio esiste" le cose stanno diversamente. Si tratta di un enunciato che ha la stessa forma di "l'Everest esiste" ma è, direbbe qualcuno, solo la sua forma superficiale. Per come la vedo io, "Dio esiste" è un nome complesso per qualcosa del tipo "Sii buono", "comportati bene" ecc., tutti quei precetti che hanno fatto la storia del cristianesimo. E che evidentemente non sono né veri né falsi.

* Il post di cui sopra andrebbe letto, altrimenti non si capisce con chi ce l'ho e perché.

Monday, January 12, 2009

Carta straccia/3

Certo, è noto ormai, molta parte della responsabilità la hanno i nuovi media, che attraverso la rapidità, la gratuità e la loro capacità di customizzare i gusti rendono molto problematica la vita ai transatlantici dell’informazione. Il self made journalism dei blogger ha lo stesso vantaggio che hanno i pirati che assaltano le petroliere nei mari del sud: costo irrisorio e massimo risultato. Mettiamoci anche la crisi finanziaria con il crollo dei consumi e di conseguenza della pubblicità su mass media e allora si spiega perché il 2043 sembra una previsione fin troppo rosea.
Se il costo del giornalismo rimane lo stesso ma le notizie si deprezzano, che si fa? Come salvare il salvabile? Innanzitutto, riconoscendo che la notizia è da una parte una merce che ha un suo valore commerciale e che i giornali sono imprese industriali e al tempo stesso che la notizia è anche l’energia attraverso cui viaggia la macchina democratica. È dunque una merce particolare che si consuma ma non alla stessa maniera di automobili o telefonini.
È da questo duplice valore dell’informazione, ricordava Jürgen Habermas in un suo intervento sulla Süddeutsche Zeitung e comparso da noi su Repubblica un anno fa, che bisogna partire per ragionare sul salvataggio dell’informazione e del suo particolare mercato. Una merce come la «comunicazione culturale e politica» è sui generis, spiega Habermas, «perché questa merce mette alla prova le preferenze dei fruitori e al tempo stesso le trasforma».

Qualche tempo fa si era scritto un pezzetto sulla crisi dei giornali e un possibile bailout per la stampa, riprendendo una cosa scritta da Habermas l'anno scorso. Sul finire del 2008 ne aveva scritto molto negli Usa (Sullivan e altri). Giuseppe Granieri scrive ora un bel post (che segnala Luca) su vicende annesse e, soprattutto, connesse.

Ho capito

Ho capito: La Repubblica non è un giornale noioso, è un giornale annoiato.

Saturday, January 10, 2009

Lui ha visto la luce! Lui ha visto la luce!

Un dotto post di Giulio Mozzi sui raggi di luce dal Beato Angelico alle Winx. Ci sarebbero stati bene anche il De lineis, angulis et figuris di Grossatesta, l'idea di creazione del neoplatonismo e quella di provvidenza come freccia scoccata dall'arco nella Commedia.

Friday, January 09, 2009

Dente per dente

How many civilian deaths are “not disproportionate to” the value of defeating the Nazis?

Michael Walzer su Dissent se la prende con una cattiva interpretazione di “violenza spropozionata” (nel caso, quella dell'esercito israeliano a Gaza).
Ma la questione è: Hamas è come il Nazismo?

Menti infografiche

Quegli intelligentoni di cui dicevamo qui, su due dimensioni.

Pure Burt!?!?

Pare che Tintin fosse gay. (Un bel "forse non tutti sanno che" per il ciuffetto amico di Milù sul paludato Times)

Wednesday, January 07, 2009

Sapere di non sapere

Sul celebre blog Wittgenstein, oggi si parla, tra l’altro, della famosa proposizione 7 e conclusiva del Tractatus logico-philosophicus di Ludwig Wittgenstein. In particolare, si denuncia l’uso smodato che di quel «tacere» si è fatto in qualsiasi contesto fuorché in quello proprio, ossia filosofico. Un discorso analogo si potrebbe fare con il celebre teorema di incompletezza di Kurt Goedel, che a sentire quello che dicono qui e là dimostrerebbe l’impossibilità di qualsiasi cosa. Ma non lo faremo.
Il tenutario del blog Wittgenstein per spiegare cosa in realtà voleva dire l’altro Wittgenstein cita una serie di spiegazioni trovate in rete. Purtroppo, la spiegazione è di molto sbagliata. Inserendosi dunque a pieno titolo nella querelle che Mantellini qui richiamava.

Tuesday, January 06, 2009

Carta straccia/2

In Italia, si fa finta di non vederla la crisi. Tu dici: quale? ce ne fosse solo una... Quella dei giornali, che tocca i qui presenti in prima persona. Ce ne fosse uno di giornali grandi e piccoli, che provano a riflettere seriamente sul da farsi. Meglio chiedere lo stato di crisi e aprire gli ombrelli.
Negli Usa, sul mio mensile di riferimento, esce oggi una nuova analisi che prende spunto dal brutta china presa dal NYTimes. Non che ci siano soluzioni mirabolanti, idee geniali per spremere danaro da dove non ne viene, epperò almeno si prende il toro per le corna, senza nascondersi in frasi di circostanza e di autoassoluzione sul «bisogno d'informazione che non morirà mai» o su «quel qualcosa in più che ha la carta» che si ascoltano da queste parti. Magari, dopo la fallimentare esperienza del quotidiano settimanalizzato vediamo se esce qualche idea che funziona un po' meglio.